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“1957. Un alpino alla scoperta delle foibe”: Mario Maffi racconta la sua tragica esperienza, coperta per 50 anni dal segreto militare. Domani la presentazione a Cuneo.

Creato il 13 marzo 2013 da Andrea Scatolini @SCINTILENA

By Raffaella Zerbetto on marzo 13th, 2013

Cari amici speleo,
Ho il piacere di comunicarvi personalmente che nei prossimi giorni sarà disponibile presso le varie librerie il mio ultimo lavoro:

“1957. Un alpino alla scoperta delle foibe”: Mario Maffi racconta la sua tragica esperienza, coperta per 50 anni dal segreto militare. Domani la presentazione a Cuneo.

“1957. Un alpino alla scoperta delle foibe” Gaspari editore. Si tratta di una autobiografia che riporta le varie tappe storiche da me vissute che mi condussero nel 1957, per incarico del ministero della Difesa, ad esplorare alcune foibe triestine (faccio presente che nel 1957, Trieste era stata restituita all’Italia da solo 2 anni e che le tensioni con la Jugoslavia erano al massimo livello)

Dato che io fui uno dei pionieri della speleologia piemontese, in questo libro è descritto come nacque questa disciplina e come si sviluppò dando origine al G.S.A.M. Ovviamente sono descritte anche alcune spedizioni particolari di quel tempo.

L’invito è per la presentazione del libro che avrà luogo il 14 marzo 2013 alle ore 17,30 presso il Salone d’Onore del Comune di Cuneo.

A tutti un caro abbraccio dallo speleosauro Mario Maffi

Da TargatoCN, articolo di Marta Gas

Le foibe sono piccole aperture presenti nel terreno carsico: spaccature ad inghiottito che poi si allargano, con una profondità che varia da 10 ad oltre 100 m. Sono divenute sepolcri inconsapevoli e agghiaccianti di un numero imprecisato di cadaveri, primo tragico capitolo di quella che è la diaspora giuliano-dalmata: intimidazioni e violenze culminavano con sparizioni ed infoibamenti.

Tito, servendosi dei retaggi di tensione etnica presenti sul luogo, procedette alla sparizione di possibili avversari al suo sogno espansionistico: civili inermi, donne, bambini ed anche membri della Resistenza italiana vennero fatti sparire dai partigiani titini dopo l’8 settembre e nell’immediato dopoguerra.
Questi corpi martoriati subirono in un primo tempo anche la condanna dell’oblio: una spessa cortina di silenzio cadde su ciò che era avvenuto in quei luoghi di confine, complice il clima di tensione con i vicini iugoslavi e alcune sacche della politica interna italiana.

Silenzio: questa la parola d’ordine cui dovette assoggettarsi anche Mario Maffi, allora 24enne speleologo, incaricato della prima e segretissima missione di esplorazione. Un silenzio che grida, dato che è un panorama infernale quello che gli si presenterà davanti agli occhi. Per obbligo del segreto militare, Mario Maffi divenne testimone solitario e scioccato della tragedia degli infoibati.
“A Monrupino camminavo su resti umani e pietrisco”: a distanza di oltre 50 anni, caduto il segreto militare, Maffi racconta e condivide il peso di quella tragica esperienza: “Scioccato, ecco. Non sono uno storico, ma ho vissuto un evento traumatico di cui solo in seguito compresi la portata storica: pensavo di dover scendere per disinnescare delle mine”.

Nel suo libro, “1957. Un alpino alla scoperta delle foibe” (Gaspari editore 2013), che domani verrà presentato a Cuneo (17.30 presso il Salone d’onore del Comune) Maffi ripercorre quelle due settimane di esplorazione sotterranea, che costituirono la prima constatazione ufficiale del governo italiano.
Maffi effettuò delle discese nelle foibe di Monrupino, poi di Basovizza: in seguito gli venne affidata un’altra identità e venne fatto alloggiare in un piccolo albergo di Trieste, città che era tornata soltanto da due anni all’Italia. Poche chiacchere, “e se qualcuno chiedeva, io ero un fotografo che svolgeva studi di foto notturne. Poi vennero a prendermi, per quattro notti di fila, ed ero scortato da carabinieri armati.” Probabilmente si sfiorò il confine iugoslavo, a Maffi non fu dato di sapere. Ma qualcosa trapelò, sui giornali uscì la notizia: e la missione venne interrotta.

Proseguimento ideale proprio di quella missione, il libro di Maffi testimonia i tragici avvenimenti dell’epoca: tragicità moltiplicata dal negazionismo e dal giustificazionismo che ancora oggi, purtroppo, contribuiscono ad infoibare la verità.


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