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viaggio della speranza
La “Freccia del Sud” parte da Siracusa alle 11 e 45. Quando è in orario giunge a Milano dopo 24 ore e 3 minuti, avendo attraversato il lunghezza tutta la penisola. È il treno dei meridionali che si trasferiscono in Lombardia dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Basilicata e dalla Campania. Lo scopo migratorio fa sì che ogni viaggiatore porti con sé un inverosimile numero di bagagli: vecchie valige legate con lo spago, ma soprattutto sacchi e scatoloni, che straripando dalle apposite reticelle, ingombrano i corridoi e parte degli scompartimenti. Per essere ammessi su questo treno i viaggiatori devono possedere un biglietto con percorrenza superiore ai 600 chilometri, cioè devono recarsi sicuramente alle soglie del nord. Narrano i ferrovieri che ad ogni stazione intermedia i nuovi passeggeri si ammassano nelle vetture di centro e di testa, respingendo l’invito ad occupare anche le vetture di coda, semivuote. Non si fidano, infatti. Sospettano che vengano lasciate indietro, staccate dal convoglio prima che il viaggio verso il nord, verso la speranza, sia compiuto.
L’avventura del nord comincia già in treno. Si viaggia con disagio tra i bagagli ammonticchiati e i bambini che non riescono a star fermi. Ma il nord vale anche ventiquattr’ore accoccolati su due valigie o rannicchiati dentro il W.C. L’hanno chiamato il convoglio della speranza. E l’allegria infatti si riscontra su molti volti, confermando quanta carica di fiducia spinga questa umanità ad affrontare un viaggio lungo ed incerto.
La malinconia del distacco sembra soffocata dalla convinzione che il domani sarà felice. Le grida di saluto lanciate ai parenti e agli amici che, di tanto in tanto, si protendono da una casa di campagna e si allineano lungo la scarpata, impediti dalla distanza a partecipare alla cerimonia della partenza, non rivelano rimpianti. Lasciano con gioia la secolare miseria meridionale. Oltre quelli che vanno al nord per la prima volta, viaggiano sulla “freccia” quelli che vi tornano dopo una breve rimpatriata. Essi hanno già un’esperienza e raccontano, e sono continuamente interrogati. Sembrano orgogliosi d’esser stati dei pionieri.[...]inchiesta di Ugo Zatterin e Giancolombo
http://www.mediafire.com/?28uk3dbz9x4fmc8.
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