Il 1° gennaio sancisce l'entrata del 2012.
E' anche però il giorno di un importante anniversario: l'introduzione della moneta unica europea (EURO).
Sono infatti passati vent'anni da quel Trattato di Maastricht che avrebbe avviato l'iter verso la fine delle valute nazionali (Lira, Franco...) e sancito l'unione economica del nostro continente. Ma Maastricht fu significativo anche per molto altro.
Ecco cosa avvenne il 7 febbraio del 1992: il Trattato di Maastricht è la tappa decisiva per la nascita dell'Unione Europea. Il Trattato amplia l'area di intervento delle istituzioni eropee (istruzione, comunicazione, industria... ), rafforza politiche comunitarie rilevanti (coesione economica e sociale, ambiente... ), si avvia la cooperazione in materia di politica estera e sicurezza (PESC) e la cooperazione in materia di giustizia e affari interni (GAI). Sono il secondo e il terzo pilastro (oltre al sistema comunitario) su cui si reggeva (fino a Lisbona) l'Unione.
Si introduce la moneta unica europea (euro) e l'istituzione della Banca Centrale Europea , unico organo di emissione della moneta e di controllo della liquidità e garante della stabilità dei prezzi del mercato unico. Vi sono novità istituzionali (ulteriore valorizzazione del ruolo del Parlamento europeo e istituzione del <<Comitato delle Regioni e delle Autonomie locali>>, organo consultivo di rappresentanza dei governi locali), si introduce il principio di sussidarietà (la Comunità Europea è legittimata ad agire nei settori che non sono di sua esclusiva competenza in caso di necessità). Un principio che funge da freno all'ampliamento dell'area degli interventi comunitari, a tutela delle competenze degli Stati membri.
Le istituzioni comunitarie si impegnano a rispettare i diritti fondamentali, garantiti dalla “convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali” e che risultano dalle costituzioni degli Stati membri. Si introduce la nozione di cittadinanza europea (ciascuno Stato membro è tenuto a riconoscere diritti ai cittadini degli altri Stati membri della Comunità).
Concentriamoci ora più specificatamente sui poteri in campo monetario dell'Unione Europea: la moneta unica europea e la Banca Centrale Europea sono un segno evidente dell'integrazione.
Maastricht fissava al 1° gennaio 1999 l'avvio del sistema della moneta unica, una volta che gli Stati membri avessero rispettato i quattro parametri fondamentali (tasso di inflazione, debito pubblico, stabilità del tasso ufficiale di cambio nei confronti delle altre monete europee, livello del tasso d'interesse sui titoli a lungo termine). Nel maggio 1998, il Consiglio Europeo ha ammesso alla moneta unica dodici su quindici Stati allora membri, Italia compresa. Successivamente ne sono stati ammessi altri. Centro decisionale della politica monetaria è la BCE. Organi di vertice sono il Consiglio direttivo (composto dai governatori delle banche centrali nazionali e dai membri del Comitato esecutivo), avente decisioni di indirizzo; il Comitato esecutivo ( sei membri nominati di comune accordo dai governi degli Stati membri)), che attua le decisioni del Consiglio; il Presidente (nominato dai governi degli Stati membri tra i membri del Comitato esecutivo). La BCE, oltre ad autorizzare l'emissione di banconote, emana regolamenti che hanno la stessa efficacia (diretta applicabilità all'interno degli Stati membri) degli atti normativi adottati dalle altre istituzioni comunitarie.
La BCE è indipendente. Tuttavia, l'obiettivo della stabilità dei prezzi lo si può conseguire solo mediante le politiche fiscali e di spesa pubblica facenti capo alle autorità politiche comunitarie e nazionali. Dunque, un raccordo è necessario.
Mi pareva doveroso, a vent'anni di distanza riepilogare il contenuto del Trattato e le funzioni in campo economico dell'Unione.
Ciò che è successo a Maastricht va difeso. Ergo: l'euro non può e non deve morire. La moneta unica è ormai parte integrante della nostra cultura unitaria, levarla significherebbe rompere un cammino cominciato cinquant'anni fa, con il Trattato di Roma. Soprattutto, non risolverebbe i problemi economici. Se facciamo un confronto con la lira, l'euro si sta dimostrando, nonostante le evidenti difficoltà, una moneta molto più stabile.
E' compito del popolo europeo proteggerla e rafforzarla. Non è la moneta che va cambiata, semmai è ora di cominciare a cambiare la forma di gestione economica europea, limitando il potere della BCE e, introducendo un vero e proprio ministro delle finanze europeo che gestisca la politica finanziaria dell' Unione.
L'U.E. , insomma, deve cominciare ad essere trattata come un vero e proprio Stato. Uno Stato che presenti un suo ministro delle Finanze, un suo ministro degli Affari esteri... Fino a quando interverranno limitazioni come i referendum di Francia e Olanda del giugno 2004, il cammino sarà zoppo e pieno di difficoltà.
Serve insomma più coraggio. Ma ciò, non si traduca in un ritorno alle valute nazionali. Sarebbe devastante.
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