Premessa: sarò un po’ cattiva in questo post, quindi prima di continuare a leggerlo pensateci bene. Nessuna offesa personale, per carità, solo amare considerazioni e una buona dose di sfiga (per me!)
Aprite una libreria così vicino a casa mia e diventerete ricchi!!! :)
L’antefatto
Non potevo non aderire al flash mob letterario lanciato da Caffeina ma, come ben espresso nel titolo, il #1MarzoCompraUnLibro… se lo trovi.
La sfiga
Sono partita da casa tutta decisa a promuovere la cultura, dopotutto gestisco un blog di libri. Ho fatto 20 km (si lo so, colpa mia se sto in mezzo alla campagna e le librerie più vicine sono in città), ma ero decisa ad andare a trovare un amico che ha aperto una libreria indipendente. Avevo con me la mitica agenda con una ricca wishlist di titoli, ma ero pronta – nel caso non avessi trovato niente – a farmi consigliare su un titolo nuovo e non conosciuto, per poi parlarne con voi.
Il problema non è stato tanto trovare il titolo, quanto il libraio!
Sono arrivata alle 10:10 circa e sulla porta dell’ingresso campeggiava il cartello fucsia “torno subito”. Accidenti, mi sono detta, che sfiga. Ma ci sta, gestire un negozio da soli non è semplice, se capita l’imprevisto e devi uscire un attimo devi per forza chiudere. Anche solo per andare in bagno. Allora ho fatto un giro a piedi, nonostante il vento gelido e il fatto che avevo parcheggiato a 1 km, quindi i muscoli delle gambe erano già ben caldi. 10 minuti mi sembra un lasso di tempo accettabile per una pausa caffè, una pipì veloce o comunque un “torno subito”, ma a quanto pare la concezione di subito è molto personale, e dopo 13 minuti il cartello c’era ancora e dentro non si vedeva anima viva. Non ne faccio una colpa al libraio, per carità, sono stata sfortunata, ma era sabato mattina, ora di punta per chi si reca al mercato due vie più in là, e nonostante la giornata non primaverile qualche anima pia che voleva acquistare un libro in giro c’era. Forse la mia sfortuna era in buona compagnia.
La beffa
Un po’ sconsolata me ne sono andata e prima di tornare alla macchina sono passata nella libreria di una grande casa editrice. Mi sono detta: pace per la letteratura indipendente, vedrai che qui i libri li trovo.
Solo illusioni, le mie.
Per carità se avessi cercato Anna Karenina o John Grisham li avrei trovati, ma io cercavo Due gradi e mezzo di separazione di Domitilla Ferrari e Wondy di Federica Del Rosso! Passi la prima che magari è qualcosa di troppo specifico per un paese di provincia, ma il libro di Wondy – presentato ieri sera alle Invasioni Barbariche – è alla terza ristampa, e in questa libreria non ce ne era la benché minima traccia.
Ci sarebbe stato da ridere se l’avessi trovato all’ipermercato, dove mi sono fermata proprio per sfatare un mito.
Amare scoperte
Non c’è dubbio che oggi non sia la mia giornata, ma tutto questo mi porta a pensare che è difficile promuovere la cultura se è difficile trovarla. Il mio 1 marzo lo passerò su Internet, ad acquistare dalle grandi catene che spesso ci troviamo ad accusare per il ritmo disumano di lavoro a cui sottopongono i propri dipendenti, ma che appena vuoi qualcosa te lo fanno avere.
Mio malgrado oggi mi sono resa conto di non essere riuscita a dare il giusto valore al tempo, perché 10/20 minuti di attesa ora sono troppi. E allo stesso tempo mi sono scontrata con la dura realtà: andare in una libreria affermata e trovare gli scaffali delle ultime novità vuoti e male allestiti mi irrita… Non è martedì, un giorno qualunque della settimana. È sabato mattina inoltrato! Ma in libreria – a parte me e una signora “molto esigente”- non c’era nessuno. E questa già dovrebbe essere una risposta.
Spero di essere l’unica ad aver avuto questa brutta esperienza, spero che a voi il flash mob sia andato meglio. Postate qualche foto dei vostri acquisti, così mi tiro un po’ su di morale.