Murakami Haruki, 1Q84III, Einaudi.
Io sono Aomame. E forse lo siete anche voi. O lo siete stati, o lo sarete, o vi toccherà di esserlo prima o poi. Il fatto che non abbiate alcuna attinenza con:
1) Una trentenne maestra di stretching, dall'infanzia complicata, assassina suo malgrado del capo di una setta pericolosa, in attesa di un figlio, una piccola cosa, concepito senza però aver mai fatto l'amore con l'unico impossibile e struggente amore della vostra vita, che non vedete mai, che pensate un giorno di incontrare su uno scivolo, che monitorate tutti i giorni, che state cercando senza cercare, e aspettando da sempre, e che si chiama Tengo.
"Se Tengo non si farà vedere nel parco prima della fine dell'anno, passerò questo 1Q84 pieno di enigmi nella più totale monotonia, in un angolo sperduto di Koenji, - pensò Aomame. - Cucinando, allenandomi, ascoltando notiziari e leggendo Proust aspetterò che Tengo si faccia vivo. L'attesa è ormai il tema centrale delle mie giornate, il filo sottile al quale è appesa la mia vita. (...). Devo procurarmi la Sinfonietta di Janacek".
(Forse è inutile dirlo, MA sostituite a piacere la parola Tengo con ciò che preferite, che sia una persona, o una cosa, o un'emozione, o la felicità).
2) Un anno di enigmi, l'1Q84, dove tutto è uguale ma diverso e ci sono due lune una grande e una piccola (verde).
3) Un pazzo esattore delle tasse che vi perseguita, che bussa alla vostra porta, dalla quale non potete mai uscire perché vi inseguono tutti, compresi i maledetti Little People che non sapete chi diavolo sono ma vi vogliono fare fuori, che, questo pazzo, vi urla dietro, vi terrorizza, tornate bambina, e se non siete segregati come tigri in gabbia, potendo solo bere tisane e poco altro e tutto ciò che avete è contenuto in strani pacchi che vi fanno recapitare da una associazione per la difesa delle donne maltrattate, per la quale però voi avete ucciso il cattivo.
4) Una comunicazione magica con qualcuno. Che prende il nome di mother e daughter, o perceiver e receiver. Che non sapete assolutamente che cos'è ma è fonte di potere, di qualcosa di misterioso ma forse vitale.
5) Il Giappone. "Le nuvole continuavano a fendere il cielo veloci, dirette a sud, verso la baia di Tokyo, prima di sorvolare l'immenso oceano Pacifico. Era impossibile indovinare il destino".
6) Il destino. Poiché in questo libro è tutto nelle vostre mani. E, contemporaneamente, non potete farci nulla, ma nulla di nulla.
7) Proust. "Nel prossimo pacco metterò una confezione di madeleines, - disse Tamaru per concludere. - Potrebbero influire positivamente sullo scorrere del tempo. - Grazie, rispose Aomame".
8) Il paese dei gatti. Ovvero un paese di gatti.
Non importa.
Ecco, se non avete attinenza alcuna con queste e molte altre cose; ma anche se non avete mai letto tutti i miei imbarazzantemente innumerevoli post su questo argomento, come qui.
Oppure qui, o qui, o qui, o ancora qui. Lo so, sono un po' ripetitiva, ma come lo è l'amore.
Dunque, anche se non siete così folli, se non sapete tutto di tutto questo, indovino però che vi sarà capitato sicuramente qualcosa di significativo nella vita. Come un sequestro, una dislocazione di spazio-tempo, un momento, in cui tutto vi è parso diverso, strano, trasformato.
Non siamo più nell'1984, ma nell'1Q84. Perché non ci capisci più niente, perché purtroppo è normale, ed è la vita, e se ci mettiamo a osservarla, ecco che non è già più la stessa. Proprio ricchezza e povertà insieme.
E vi sarà capitato di amare, o di voler amare, o di sperare di amare e di essere amati. (Sull'amore, dicevamo, tutti si chiedono sempre come funziona, cosa sia, da cosa dipenda, quale sia il suo gruppo sanguigno, che occhi e che voce e per quanto tempo. Nessuno risponde. Ma tutti hanno qualcosa da dire o da tacere in proposito. Come se ogni persona, Murakami Haruki compreso, posi a un certo punto il proprio cartoncino sul ramo di un wish tree, esprimendo un desiderio o raccontando la propria umile esperienza).
La somma di tutte queste infinite, composite esperienze, non è comunque la risposta. Che non esiste. Però a un certo punto qualcuno deve fare qualcosa. E quindi mi sono messa a rileggere questa terza parte di romanzo. Perché sono come Aomame, in balia un po' della vita, e volevo proprio ripercorrere, rivedere, riascoltare queste parole, come un koan, come una preghiera, come una rassicurazione. Non è un caso forse che la parola più pronunciata dai bambini sia ancora. Ancora una volta. Ho riletto per assecondare anche questo mio infantile desiderio.
Ed ecco perché questo libro è importante per me.
Perché Murakami Haruki prende in mano la situazione.
Basta. Dice. La storia finisce così. Lo so, è stata dura. Dice ancora. Durissima. I Little People ti hanno massacrato i nervi. L'attesa è stata lunga una vita. Hai dovuto fare cose che non avresti dovuto e voluto, hai sofferto la solitudine, hai pianto, hai avuto paura.
Ma il finale è il tuo regalo ed è quello che decido io, che so io, che voglio io. Quando si dice, prendersi dei rischi.
Non è fatalista, è geniale. Ti dà tutto. Irresponsabilmente responsabile del suo universo. E del nostro.