Non è bello: è il segno di una riconciliazione mancata, è il segno che una parte politica, forse, non ha saputo fare i conti in maniera sincera e disincantata con il proprio passato per poter dirsi finalmente una destra moderna, senza scheletri nell'armadio. E' il segno, anche, che lo Stato ha abdicato alla chiarezza a chiudere il con il passato delle cricche e dei depistaggi. Ma forse quel passato non è mai passato fino in fondo anche se tanta strada è stata fatta.
Per ricordare la Strage di Bologna, vorrei usare le parole che Carlo Lucarelli, giallista emiliano-romagnolo, ha scritto per Sette del Corriere. Un pensiero che dice quanta strada, umana più che giudiziaria, ci sia ancora da percorrere.
"Ma quella stazione oggi c'è ancora. Quell'ala distrutta è stata ricostruita, la sala d'aspetto è ancora lì ed è sempre piena, c'è ancora Bologna, nonostante le ferite, c'è ancora l'Italia, nonostante le stragi, e ci siamo ancora noi. Oggi quella fenditura nel muro della sala d'aspetto che è stata lasciata dalla ricostruzione è diventata patrimonio dell'Unesco come monumento di pace.
Accanto a quella fenditura c'è un memoriale con i nomi delle vittime della bomba. Che non sono fantasmi, sono ricordi. Ci ricordano che a trent'anni da quel giorno quella Strage ancora mantiene molti lati oscuri e soprattutto come molti altri episodi simili della nostra storia, ancora non ha un mandante e ancora non ha un perchè".
Inedito: la strage di Bologna
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