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Mondi paralleli, universi identici al nostro tranne per piccoli particolari capaci di cambiare radicalmente l’esistenza, chi non ha mai sognato che fossero possibili? Chi non ha mai desiderato vivere in un mondo in cui non esistesse questo o quell’aspetto tanto odiato e tanto radicato nel nostro mondo reale da apparire ineluttabile?
E se questi mondi paralleli non fossero altro che le diverse realtà in cui ognuno di noi realmente vive? Se ogni nostra singola azione determinasse gli stati della nostra mente e trasformasse il quotidiano in un miscuglio di mondi paralleli che si incrociano tra di loro e che compongono l’intera realtà? È questa l’idea di mondi paralleli che si sono fatti i 2 A.M., quella che la nostra realtà di tutti i giorni sia l’intreccio dei nostri stessi comportamenti, che – per quanto a volte possano risultare anomali o fuori da ogni logica definita – fanno parte di noi stessi e regalano colore all’esistenza.
È proprio su questa ultima affermazione che ci si rende conto, compiendo un coraggioso ma doveroso esame di coscienza, che negli ultimi anni i mondi paralleli così intesi diminuiscono a vista d’occhio, a favore di una società ed una “civiltà” che ci vuole omologati, che relega in un angolo il “diverso”, il “malato”, sacrificando una moltitudine di comportamenti considerati strani all’altare della normalità, ad una sorta di status dettato da regole superficiali, modaiole e che danno troppa importanza all’immagine a troppo poca ai contenuti. È uno scenario grigio quello prospettato da un’analisi in questi termini, quando potrebbe invece rivelarsi un’apoteosi di colori sgargianti e sfumature fascinose, e allora – nella speranza che qualche coscienza cominci a svegliarsi – i 2 A.M. provano ad aprirci uno spiraglio da cui intravedere la bellezza dello scenario possibile e nel contempo guardare un po’ dentro noi stessi e recitare un bel mea culpa. Ci provano e ci riescono, traducendo il tutto in musica tra echi di dream pop e groove in salsa british.
Il progetto 2 A.M. vede la luce a Senigallia, in quelle Marche diventate molto più che fertili per quello che riguarda i talenti della musica indipendente del nostro paese, prende il nome dalla coincidenza di iniziali dei suoi componenti (Andrea Maraschi ed Andrea Marcellini) e nasce nel 2010 con bene in mente un modello di ispirazione che affonda le proprie radici nella musica di stampo britannico, in particolare nel brit-pop e nel pop-rock inglese tipico degli anni ’90. È uno stampo perennemente in bilico tra il sognante e il malinconico, con i riflessi chiari e nitidi delle due influenze stilistiche più evidenti: i Verve di “Urban Hymns” e gli Oasis di “(What’s the story) Morning glory?”, e che dopo solo un anno porta la band a incidere “The end, The start”, album d’esordio del 2011 che conquista fin da subito pubblico e critica per le sue atmosfere intense ed il suo suono liquido e avvolgente.
A poco più di un anno di distanza da “The end, the start” Madaschi e Marcellini hanno pubblicato lo scorso ottobre il suo successore, un EP di sei brani sotto il titolo di “Parallel worlds“, mondi paralleli appunto, che prosegue la strada intrapresa nel 2011 con in più il valore aggiunto di una crescita compositiva ed una maturazione artistica lampanti. Si infila il disco nello stereo, si preme play e parte “Outsider”, traccia di apertura morbida che accarezza le orecchie dell’ascoltatore con un sound acustico alla Buckley al quale echi e riverberi lontani regalano un’aura sognante, invogliando a sedersi, ad accomodarsi sul divano per ascoltare meglio, ed è allora che arriva “Axl’s song”, singolo di lancio dell’EP che sposta l’asticella verso un sound più complesso e strutturato; qui l’attacco è rivelatore: ascoltando il brano ignari di tutto si penserebbe senza battere ciglio ad un singolo degli Oasis, e non è certo un dato di demerito…
È però al giro di boa che si trova il punto più alto dell’intero album: “Live from a parallel world” è il capolavoro della band, poco meno di 5 minuti introdotti dall’accoppiata acustica-voce, ma che ben presto alzano il ritmo e iniettano elettricità nell’ambiente quel tanto che basta per prenderti la mano e portarti in una dimensione eterea, una realtà immaginifica e sognante in cui tutto sta al posto giusto, dalla melodia ai cori riecheggianti, fino al cantato – in un inglese impeccabile e nel nostro paese non è certo da tutti -; tutti gli elementi si amalgamano alla perfezione e il risultato è un brano semplicemente splendido. “Live from a parallel world” issa l’ascolto ad altitudini vertiginose, e per restare in quota arriva lo sfogo rock di “The untold words”, pronto a regalare un’altra sfaccettatura dei 2 A.M., quella più energica ed aggressiva, una breve parentesi che mantiene il taglio elettrico fino alla successiva “Just for one day”, nella quale l’indole alternative-rock sposa una melodia ed un cantato più morbidi, romantici e intimisti.
Si chiude con un po’ di dolcezza, proprio come si era cominciato, “The magic can’t work” è una vellutata carezza, un rilassante pop raffinato che ti culla e ti fa sentire al sicuro, riposato dopo un viaggio intenso, un viaggio verso mondi paralleli che paiono tremendamente distanti ma in fondo sono qui, ad un passo da questo divano su cui adesso siamo adagiati mentre il suono di un carillon ci porta alla fine di “Parallel worlds”. La sensazione è rilassante ed appagante, e chi ce lo fa fare di alzarci? Telecomando dello stereo, repeat, play, e via! si riparte!…
Voto: 7,5
Tracklist
1. Outsider
2. Axl’s song
3. Live from a parallel world
4. The untold words
5. Just for one day
6. The magic can’t work
Recensione pubblicata su Oubliette Magazine
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