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2 – Aprire una casa editrice: ditta individuale, società o associazione?

Da Csabbat
2 – Aprire una casa editrice: ditta individuale, società o associazione?Nel processo di ideazione, scegliere quale forma giuridica dovrà avere la propria casa editrice è una fase alla quale riservare particolare attenzione. Sottovalutare questo momento o scegliere una strada anziché un’altra, solo perché “costa meno”, apre le porte a una serie di complicazioni e perdite di tempo (e soldi e amicizie...) che si pagheranno inevitabilmente al primo serio problema al quale sarà sottoposta l’impresa.
Se parliamo in termini di costi, teniamo ben presente che più la struttura è semplice (es. una ditta individuale) e minori saranno i costi di gestione nonché di costituzione. Messa così, la scelta a questo punto sembra scontata, se non banale: apriamo tutti una ditta individuale. Ma è bene tener presente che, quanto più la struttura è semplice, tanto elevati saranno i rischi e le responsabilità in capo al titolare o ai soci (o agli associati).
Di contro, scegliere una struttura più complessa, come può essere una società a responsabilità limitata, ci costa sicuramente di più in fase di avvio e gestione ma tiene nettamente separati i nostri capitali personali da quelli dell’azienda (c.d.: autonomia patrimoniale perfetta). Ciò non significa che possiamo fare ciò che vogliamo, commettere atti illeciti o frodare la gente, solo perché non rispondiamo con i nostri soldi, ma semplicemente che il nostro business ha un alto livello di rischio e pertanto vogliamo tutelarci.
Ecco quindi quale deve essere il punto di osservazione: più prevediamo che il nostro business potrà essere ampio, remunerativo, rischioso e maggiori devono essere (almeno in linea di principio) le tutele nei nostri confronti. In altre parole, se si presume che il giro d’affari non sarà molto ampio è meglio propendere per una ditta individuale o una società di persone (es. società in nome collettivo); se invece prevediamo il contrario, è preferibile una società di capitali (es. società a responsabilità limitata) che gode dell’autonomia patrimoniale perfetta.
Tengo da parte l’alternativa “associazione” perché, sebbene costi poco e appaia allettante come idea, non è così agevole da governare. Una delle principali difficoltà sta nel fatto che non è semplicissimo distribuire i profitti tra gli associati (altrimenti ci sarebbero solo associazioni) e finché il volume d’affari è basso, potrebbe essere una buona alternativa “per provare”, ma nel momento in cui cominciano ad arrivare ricavi importanti è necessario comunque evolvere in una delle opzioni precedentemente illustrate.
Lascio fuori altre forme quali consorzi, società cooperative, imprese familiari ecc., perché secondo me poco pertinenti e comunque sarà il vostro commercialista a illustrarvele in dettaglio, ma una cosa è certa: indipendentemente dalla scelta, una casa editrice è un’attività basata sulla condivisione, sulla sinergia e sul confronto e, anche se il responsabile legale è (e deve essere) uno, la maggior parte delle scelte è sempre bene prenderle di concerto. In società.

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