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2. Del vizio della Creatività e di una Vita fatta a mano

Creato il 15 febbraio 2012 da Tatianamartino @pointlessmuse
2. Del vizio della Creatività e di una Vita fatta a mano
  "La creatività è multiforme. Ora assume una forma, ora un'altra. E' come uno spirito abbagliante che appare a tutti noi, ma è difficile a descriversi perché le voci non concordano su quel che si è visto nel lampo brillante. Il maneggiare pigmenti e tele, o frammenti di pittura e carte da parati è una prova della sua esistenza? Che dire di carta e penna, delle aiuole fiorite nei giardini (...). Stirare bene un collo, inventare una rivoluzione. (...) Sfiorare con amore le foglie di una pianta, demolire un "grosso affare", far andare il telaio, trovare la propria voce (...). Trovare una parola ben fatta, cucire una tenda azzurra? Tutto rientra nella vita creativa.
          (...)
"Alcuni dicono che la vita creativa sta nelle idee, altri dicono che sta nei fatti. In molti casi pare trovarsi nel semplice essere. Non è virtuosismo, è l'amore per qualcosa, tanto amore, -non importa se per una persona, un'immagine, un'idea, la terra o l'umanità- con la cui profusione non si può che creare. Non è una questione di volontà, né di un singolo atto di volontà; semplicemente si deve."
         (...)
"Non possiamo perdere la nostra creatività. E' sempre lì, a ricolmarci o a scontrarsi con gli ostacoli posti sul suo cammino. Se in noi non trova sbocco, si ritrae, raccoglie energia e si butta di nuovo in avanti fino a sfondare."

-da "Donne che  corrono coi Lupi" di C. P. Estés-   A volte prendo in prestito le parole degli altri per esprimere quello che la mia lingua tace, come si fa con le canzoni tristi quando sembrano raccontare proprio la tua storia. Ed è perché le parole mancano difronte alla definizione di un bisogno impellente dell'Anima, è un qualcosa che "semplicemente si deve" fare, mettere in atto, quasi una compulsione.   Ho sempre pensato che la fattura della vita di ognuno sia diversa, la mia per esempio è una "vita fatta a mano" che non può prescindere dall' "arte di fare" che passa dagli occhi alle mani. E' qualcosa di viscerale. Inutile opporre resistenza, "semplicemente si deve". Si deve raccontare. Siamo tutti narratori, cantori, bardi, cantadoras o mesemondòs, quello che ci distingue è "la materia" con la quale diamo vita alle storie. Non importa quali storie. Non importa perché sono tutte figlie degli archetipi che ci portiamo dietro, che siano radici, boschi e fiori di sottobosco o acciaio, cemento e fumo di fabbriche, non importa. Siamo fatti, diceva Shakespeare, della stessa materia di cui sono fatti i sogni e i sogni di ognuno sono i sogni di tutti, solo in superficie, diversi. E tutto passa: passano le relazioni, si perdono uomini e amici, danari, successo e popolarità ma quello che non viene mai meno è quel "semplicemente si deve", perché Lei lo vuole. Nonuplice Musa, Donna Selvaggia, Dea Interiore, Ispirazione, Anima Creativa. Miriadi di nomi le sono stati dati nel corso dei secoli, Musa, Grazia, Dama dell'Unicorno, Donna Angelicata... ma non è che quel dio interiore, quel daimon che ci attende a Filippi (che non è che una Soglia), che eternamente ci squassa come la tempesta fa con le cime degli alberi e il cuore di Saffo, che quotidianamente chiede offerte sull'altare dell'Anima e a sua volta dona ed è Dono. 



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