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2 febbraio 1971: Jethro Tull al Brancaccio.

Creato il 02 febbraio 2011 da Athos Enrile @AthosEnrile1
2 febbraio 1971: Jethro Tull al Brancaccio.

Il 2 febbraio di 40 anni fa, i Jethro Tull si esibivano al Teatro Brancaccio di Roma.

Come dice Aldo Pancotti, alias Wazza Kanazza, "Fu un concerto memorabile ... e c'è chi da allora non si è ancora ripreso".

Un pò di tempo fa Lorenzo Costantini, presente nell'occasione, mi aveva raccontato l'evento.

Da un prezioso ricordo di Lorenzo Costantini.

I Jethro Tull al Teatro Brancaccio di Roma: cronaca di una serata live
Data:
martedì 2 febbraio 1971 - ore 21,00

Formazione :

Ian Anderson (voice, flute, acoustic guitar)
Martin Barre (electric guitar)
John Evan (keyboards) J
effrey Hammond-Hammond (electric bass) Clive Bunker (drums)


Gruppo di “spalla”:

Tir Na Nog (duo folk)

Erano circa le otto di una serata non troppo fredda, quando il sottoscritto, piuttosto raffreddato, si attardava al bar contiguo al teatro Brancaccio a prendere un “latte e cognac” e poi, non bastando, ancora un “punch al mandarino” in compagnia dell’amico Giuliano, cosicché quando arrivammo all’ingresso del teatro i biglietti erano già esauriti.
In quel momento si stavano esibendo i Tir Na Nog
e l’eccitazione tra la folla che si andava raccogliendo davanti al Brancaccio aumentava. Non c’era un gran servizio d’ordine e considerando il periodo, c’era anche poca polizia. Intorno alle nove e trenta, quando all’esterno del teatro cominciò a serpeggiare tra la gente la notizia che il concerto dei Jethro stava iniziando, la spinta della folla non fu più contenibile, furono “aperte” le porte di sicurezza laterali e la folla di giovani (200/300 persone) si precipitò dentro sparpagliandosi nel buio che avvolgeva la sala. In quel preciso istante Ian Anderson aveva preso posizione seduto sulla sedia (o sgabello?) per aprire il concerto con My God e stava accordando la sua Martin acustica. Sentendo il rumore imprevisto provocato dalla gente che entrava, si fermò e rivolse qualche colorita “parolaccia” in perfetto english style verso la platea, ma nessuno raccolse (o forse ci fu qualche battuta..), quindi il concerto decollò regolarmente, con la seguente scaletta:

My God (w. flute solo)
Aqualung
With you there to help me -

By kind permission of…(w. piano solo)

-

Sossity:you are a woman/Reason for waiting

Cross eyed Mary

Drum solo

Nothing is easy

(pausa)

Wind up

Guitar solo

Locomotive breath

Hard-headed English General

Wind up (reprise)


2 febbraio 1971: Jethro Tull al Brancaccio.

Rimane nitido nel ricordo, anche dopo 40 anni, l’inizio del concerto.

L’intro di My God eseguito al buio soltanto con voce e chitarra acustica e poi con l’aggiunta del piano, il possente riff di chitarra e di tutta la band che parte all’unisono, la contemporanea accensione dei light-spots, generarono in noi, “fans” ingenui e appassionati di allora, emozioni impossibili da dimenticare. Immersi nel buio dell’atmosfera fantastica del teatro Brancaccio, ciascuno solo con se stesso e con le proprie emozioni, ma nello stesso tempo consapevole di condividere un momento magico ed irripetibile con tutti gli altri presenti: la scena musicale a Roma non sarebbe più stata la stessa!
Poi il concerto continuò, con un crescendo continuo e finì con tutto il pubblico in piedi, assiepato sotto il palco, in delirio.

Io ero lì, a pochi metri da Ian Anderson e da Martin Barre, cosa chiedere di più?

Il giorno dopo tutti a cercare i dischi dei Jethro, ma Aqualung uscirà solo alcuni mesi dopo (venne registrato in dieci giorni nel mese di febbraio negli Island Studios di Londra e uscì in UK nel mese di marzo 1971, e la versione ufficiale italiana fu stampata dalla Ricordi solo nel giugno 1971).
A beneficio di chi suona ricordo che gli ampli usati dai Jethro, per il basso e per la chitarra, erano i mitici HIWATT e che il P.A. System era della WEM. La chitarra di Martin Barre era una Gibson Les Paul std. sunburst (all’epoca di Les Paul se ne vedevano ben poche in giro) e il basso di Jeffrey era un Fender Jazz Bass, mentre John Evan suonava con un piano a coda e un mitico organo Hammond w. Leslie.

Lorenzo Costantini




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