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2. Neve

Creato il 01 febbraio 2012 da Sabrinacampolongo @AnneStretter

2. Neve

─ Cazzo!

─ Che c’è?

Io sono sdraiata ormai, con le spalle alla finestra. Lui invece sta guardando fuori, con gli occhi sgranati.

─ Nevica! ─ dice.

─ Stai scherzando?

Da giorni le temperature stanno inesorabilmente scendendo, ma l’aria era asciutta fino a questo pomeriggio, e il cielo era di una qualità di turchese che raramente si vede in questa parte di mondo.

Invece ora sta nevicando. Sono le quattro del mattino appena passate, e nevica. La neve in pianura, a novembre.

Ci spostiamo entrambi sotto alla finestra, quasi con il naso contro il vetro. I fiocchi sono grandi e compatti. Cadono sull’asfalto gelato e non si sciolgono.

─ Andiamo giù?

I suoi occhi sprizzano entusiasmo.

─ E se ci vedono?

─ Sono le quattro, chi vuoi che ci veda?

─ Non lo so.

─ Dài, mettiti il cappotto. Stiamo fuori solo cinque minuti.

Sono indecisa. Sembra fare un gran freddo.

─ Dài. ─ ripete, e si sta già infilando la giacca.

Poco convinta lo seguo, recupero il mio giaccone più pesante dall’appendiabiti in ingresso, e anche un cappello. Mi vesto per le scale, mentre Elia corre giù.

Fuori l’aria è fredda ma ferma. Il vento forte dei giorni scorsi si è completamente spento.

Un fiocco di neve mi centra un occhio, appena metto piede fuori dal riparo del portone.

Elia mi prende per mano.

Facciamo qualche passo, sul marciapiede.

La strada è deserta, il silenzio è irreale, i fiocchi schioccano come piccoli baci, toccando il suolo.

Le finestre degli appartamenti sono occhi neri nel buio, vediamo una sola luce azzurrina a un piano alto di uno dei palazzi di fronte, qualcuno davanti a una televisione accesa. Ci divertiamo per un po’ a immaginare l’identità dell’insonne e cosa stia guardando: una vecchietta che guarda le replice delle sit-com pomeridiane, un uomo solo che guarda le pubblicità delle linee erotiche sulle tv private massaggiandosi il pacco, una donna che sospira sopra Casablanca, come la protagonista di Harry ti presento Sally (questa era una mia fantasia), un ragazzo che si vede un film horror in dvd (questa la teoria di Elia), due amanti stravaganti che hanno deciso di vedere assieme tutto il decalogo di Kieślowski?

Questa ultima mia lo fa ridere. Il decalogo di chi? Poi rinunciamo a fare ipotesi, e ci godiamo lo spettacolo. Osservo Elia sollevare il viso, offrendolo al cielo, e timidamente faccio lo stesso.

Il movimento dei fiocchi in caduta è ipnotico. Ci allontaniamo dai lampioni, perché al buio è ancora più bello, quella che cade sembra materia impastata di luce, capace da sola di rischiarare il cielo e la strada. Restiamo per un po’ così, mano nella mano e faccia in su.

Il freddo punge dentro le narici, ma è forte lo stesso, forte e inebriante, l’odore della neve. E lacrime calde fondono i fiocchi che continuano a depositarsi negli occhi.

Il primo bacio – forse l’unico – che ci diamo in mezzo alla strada, e poi torniamo di corsa verso il portone, ridacchiando perché fa ridere, correre tenendosi per mano, quando non si è più bambini.

Goffa e intirizzita, devo proprio essere matta, mi dico.

Una volta al riparo nel mio appartamento, ci spogliamo tremando, le dita gelide contro la pelle calda, le punture sottopelle del sangue che riaffiora, il freddo che resta nelle ossa, i denti che battono, l’abbraccio che vorrei potesse generare scintille, accendere un falò.

(stesso romanzo, un altro estratto)



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