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2 trucchi per scrivere un racconto da non dimenticare

Creato il 17 marzo 2014 da Scrid
Posted on 17 marzo 2014 by Sonia Lombardo in corsi di scrittura, scrittura creativa | Leave a comment

Genere, umore, tono, stile e tema di un romanzo, sono tutti strumenti che si possono impiegare per delineare quella che sarà l’esperienza di lettura del pubblico, ossia, stabilire a propri come vogliamo che ogni singolo lettore si senta mentre attraversa la storia. Vogliamo spaventarlo, eccitarlo, confonderlo?

Se dovessimo scrivere una storia per cui il pubblico debba sentirsi triste e addolorato potremmo scrivere una scena che mostra un personaggio molto triste che piange, ma non risulterebbe così efficace come mostrare lo stesse personaggio felice, che finisce poi per perdere la cosa che lo rende tale. E’ lo spostamento tra due diversi e spesso opposti stati d’animo a coinvolgere il pubblico.
Una buona storia non è usa e getta, ma lascia una traccia dentro di noi molto tempo che ne abbiamo concluso la lettura.

Un modo per scrivere un romanzo interattivo che colpisca il pubblico in questo modo è concentrandoci sul creare attorno ad esso memorie e rituali.

Memorie
La definizione di una ‘memoria’ è semplicemente qualcosa mantenuto e raccontato nella mente. In quanto scrittori dobbiamo chiederci cosa esattamente vogliamo che il pubblico mantenga con sé della nostra storia.

In particolare, in un romanzo interattivo, esistono due modi per sviluppare tali ricordi: 1) pensando a cosa sarà spinto a ricordare il lettore, quindi, quali immagini, quali azioni quali idee e quali emozioni riguardanti l’universo narrativo in cui si trova immerso; 2) cosa avrà bisogno di ricordare per agire all’interno dello storyworld, quali eventi, circostanze e relazioni al fine di avanzare nel racconto.

Essere specifici su come desideriamo che il pubblico si senta ci consente di connettere la scrittura alle emozioni. Se vogliamo che un lettore passi dal sentirsi intrappolato ad una sensazione di libertà, avremo bisogno di inserire nel racconto questi due tipi di spazi – chiuso/aperto – e drammatizzare la loro contrapposizione andando a ricostruire le motivazioni dei personaggi nel cercare uno spazio piuttosto che un altro.

Pertanto, oltre a stabilire le sensazioni del pubblico, bisogna capire anche come una certa iconografia, particolari colori o un particolare tono nella narrazione, possono essere utilizzati per scatenare il suo immaginario. Come vanno evidenziati i particolari che devono essere ricordati dal pubblico?

Rituali
I ricordi più forti non sono provocati dagli eventi, ma dalle azioni. I modelli di comportamento che mettiamo in atto intorno a certi eventi, per perpetuarne la memoria, diventano i nostri rituali: un insieme di azioni apprese e ripetute perché racchiudono un certo significato e peso emotivo. Attraverso i rituali leghiamo la memoria ad un’azione.

Per riportarli all’interno di una narrazione interattiva abbiamo bisogno di investire gli oggetti e le attività che ne fanno parte di significato. Questa è la base della suspense narrativa: permettere al lettore l’accesso ad alcune informazioni privilegiate per fargli sapere che un oggetto, un evento o un personaggio sono forieri di qualcosa di più grande.

I rituali sono chiaramente definiti, hanno un modello ripetibile e devono essere eseguiti più e più volte per ottenere diversi esiti. E’ qualcosa che va al di là della semplice meccanica di gioco, stiamo chiedendo ai lettori di impegnarsi a richiamare la memoria per risolvere dei casi e far avanzare la storia. Devono modificare o manipolare l’ambiente in modi particolari o seguire procedure definite? Devono trovare, raccogliere selezionare assemblare e devono farlo più volte?

L’idea centrale è i ricordi più potenti sono costruiti coinvolgendo il pubblico in rituali che possono eseguire. Questo pone l’onere allo scrittore di incorporare nel racconto azioni ripetibili cariche di significato. In questo modo memorie e rituali diventano strumenti potenti per scrivere delle storie che lascino una traccia


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