A due anni e mezzo dalla vittoria del Leone d'Oro al Festival di Venezia con , il regista italiano Gianfranco Rosi ha riportato un secondo trionfo a un altro, importantissimo festival cinematografico europeo: è infatti il suo Fuocoammare, opera di denuncia sul dramma dell'immigrazione, ambientato nell'isola di Lampedusa, il vincitore dell'Orso d'Oro della 66° edizione del Festival di Berlino. La giuria, presieduta dall'attrice Meryl Streep, ha attribuito il massimo riconoscimento della rassegna al documentario di Rosi, accolto dalle lodi della critica e appena uscito nelle sale italiane.

L'Orso d'Argento, il secondo trofeo più ambito del Festival, se lo è aggiudicato Death in Sarajevo, satira nerissima sulla politica europea, ambientata in un albergo della capitale bosniaca, mentre L'avenir, delicato ritratto al femminile con protagonista Isabelle Huppert nel ruolo di una professoressa di filosofia, ha vinto il premio per la miglior regia per l'autrice francese Mia Hansen-Løve. Il premio Alfred Bauer per il film più coraggioso dal punto di vista stilistico è andato all'opera-fiume di otto ore di durata A lullaby to the sorrowful mystery, originale affresco storico firmato dal regista filippino Lav Diaz.

Fra gli interpreti, a ricevere gli Orsi d'Argento sono stati rispettivamente il giovane Majd Mastour come miglior attore per Hedi, dramma sentimentale con protagonista un ragazzo tunisino, e la danese Trine Dyrholm come miglior attrice per La comune, film corale con un gruppo di personaggi racchiusi all'interno di una villa di Copenaghen, firmato dal regista Thomas Vinterberg. Tomasz Wasilewski ha vinto invece il premio per la miglior sceneggiatura per il film polacco United States of love. Infine, l'Orso d'Oro alla carriera aveva reso omaggio a Michael Ballhaus, stimato direttore della fotografia di Rainer Werner Fassbinder.