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L’Apollo 11 porta a termine la sua straodinaria missione, il traguardo è raggiunto. E ancora oggi quel giorno d’estate è ricordato e celebrato in tutto il mondo. Sono le 4,56 minuti e 15 secondi del 21 luglio 1969 in Italia, le 22, 56 minuti e 15 secondi (east time) del 20 luglio negli Stati Uniti, quando il comandante della missione Apollo 11 imprime la sua orma sul nostro satellite. “Ora scendo. Sarà un piccolo passo per un uomo, ma un gigantesco passo per l’umanità” dice Neil Armstrong titubante sull’ultimo gradino della scaletta del Lem ‘Aquila’. Poi, finalmente, allunga la gamba e poggia il suo piede sinistro sulla gessosa superficie della Luna. Un passo, solo un passo. Ma che segna lo sbarco del primo uomo al mondo su un corpo extraterrestre. Con Armstrong, poco dopo, scende sulla Luna anche il suo compagno di ‘viaggio’ Edwin Aldrin, detto ‘Buzz’, mentre in orbita intorno alla Luna, a bordo della capsula madre ‘Columbia’, resta ad aspettarli il terzo astronauta della Missione Apollo 11, Michael Collins, Mike per gli amici. Paradossalmente è l’unico così vicino, ma anche l’unico che non può vedere in diretta l’evento. Sulla Terra milioni e milioni di persone sono incollati ai monitor delle Tv, nessuno vuole perdere l’appuntamento con il progresso. Apollo11Da allora a oggi sono passati 45 anni, ma l’impronta impressa da Armstrong è ancora indelebile nella storia dell’umanità. Il viaggio verso la Luna è cominciato quattro giorni prima, il 16 luglio 1969, dalla base di lancio di Cape Canaveral, in Florida, quando il razzo Saturno V, alto 110 metri e pesante oltre 2.000 tonnellate, lascia la rampa 39A del Kennedy Space Center. E inizia la straordinaria avventura. Dopo Armstrong, dal Lem ‘Aquila’ anche Aldrin scende sulla Luna. Si guarda intorno e con la base Nasa commenta: “E’ una magnifica desolazione”. Ora i due astronauti devono raccogliere campioni di roccia e scattare foto del nostro satellite. Per circa 2 ore e 30 non fanno altro. A Terra riportano più di 21 chili di pietre lunari. Raccontano che muoversi sulla Luna è più facile di quanto avevano immaginato. Sulla Luna lasciano una targa: “Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace, a nome di tutta l’umanità”. Per il resto dei loro giorni i tre astronauti americani sono degli eroi, non solo negli Stati Uniti e non solo per le insegne della Nasa. Il 26 agosto 2012 Neil Armstrong muore a 82 anni, a piangerlo, a ricordarlo è ogni media e ogni cittadino di ogni Paese. Oggi, a 45 anni da quell’evento, la Nasa celebra l’anniversario della conquista della Luna dedicando sul suo sito istituzionale pagine cariche di foto, filmati dell’epoca e messaggi degli astronauti che stanno vivendo sulla Stazione Spaziale Internazionale. Anche l’amministratore della Nasa, Charles Bolden ricorda in un messaggio video quello straordinario 20 luglio 1969. “A 45 anni dalla missione Apollo 11, voglio ricordare e ringraziare ancora una volta Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins per aver regalato un sogno agli Stati Uniti” dice Bolden. “So bene, nessuno dimenticherà quel giorno” aggiunge l’amministratore della Nasa. Ma Bolden guarda già avanti. La Nasa punta a conquistare Marte, ma il sogno di mandare un equipaggio sul pianeta rosso è ancora lontano e tutti i Paesi tecnologicamente avanzati dovranno unire le forze. Intanto, oltre l’orbita terrestre, nelle profondità dello spazio, in questi ultimi decenni sonde mandate dalla Terra hanno visto da vicino Marte, Venere, Giove, Saturno e le sue lune. La sonda Voyager 1 ha superato i confini del Sistema Solare facendo sentire la sua presenza con segnali che arrivano dallo spazio interstellare. Anche dalla Terra, grazie ai potenti telescopi spaziali e terrestri gli scienziati riescono a esplorare l’Universo. A catturare immagini di altri sistemi planetari, di stelle arrivate dopo il Big Bang, allargando così i confini della conoscenza. Con il primo avamposto umano nello spazio, con il lavoro sulla Stazione Spaziale Internazionale di decine e decine di astronauti americani, russi, europei fra cui molti italiani, giapponesi e canadesi, molti misteri sono stati svelati. Anche la Cina ha iniziato la sua corsa nello spazio e ora, decine di anni dopo la conquista della Luna da parte degli Usa, sta costruendo il suo “Palazzo del Paradiso”, la stazione spaziale Tiangong 1. E anche l’India ha superato i confini della Terra, mandato una sonda nell’orbita lunare. Lo sbarco sulla Luna nel cinema 67 anni prima della NASA Il 20 luglio 1969 la missione Nasa Apollo 11 portò per la prima volta un equipaggio umano, gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin, sulla Luna, ed Armstrong fu il primo uomo a mettere piede sul satellite della Terra. Un successo che il cinema anticipò di ben 67 anni grazie al genio creativo di un dei padri della cinematografia, il francese George Melies che realizzò nel 1902 il suo ‘Le voyage dans la Lune’, una parodia basata liberamente sul romanzo di Jules Verne ‘Dalla Terra alla Luna’ e su quello di H. G. Wells ‘I primi uomini sulla Luna’. Quello di Melies è cosiderato il primo film di fantascienza e una delle scene iniziali del film, la navicella spaziale, in sostanza un gigantesco prioiettile abitabile sparato da un maxi cannone, che si schianta sulla Luna, rappresentata come un volto, centrando un occhio del satellite è entrata nell’immaginario collettivo ed è una delle sequenze che hanno fatto la storia del cinema. La Luna, tanto vicina da essere vista a occhio nudo ma abbastanza lontana da essere considerata a lungo irraggiungibile, è stata un popolare soggetto della fantascienza e delle storie fantastiche di viaggi immaginari. Il suo fascino ha ispirato numerosi film e si è poi ovviamente ridotto quando la Luna è stata effettivamente raggiunta dagli uomini, proprio con la missione dell’Apollo 11. Fra i principali titoli cinematografici dedicati alla Luna spicca anche ‘Una donna nella Luna’ (‘Frau im Mond’, 1929), diretto dal regista tedesco Fritz Lang e basato sul romanzo ‘Die Frau im Mond’ (1928) di Thea von Harbou, che collaborò alla sceggiatura ed all’epoca era moglie del regista. Un film muto, come quello di Melies, nel quale furono presentati al grande pubblico per la prima volta i fondamenti dei viaggi spaziali su razzi, dato che il regista si avvalse della consulenza scientifica degli antesignani della missilistica Hermann Oberth e Willy Ley. voyage-dans-la-lune-1902-02-gE’ poi del 1950 ‘Uomini sulla Luna’ (‘Destination Moon’), un film innovativo del regista ungherese George Pal, che si avvalse della collaborazione di Robert A. Heinlein, tra i maggiori scrittori statunitensi di fantascienza, sia nella sceneggiatura sia negli effetti speciali, per i quali conquistò il Premio Oscar nel 1950. Tre anni dopo, nel 1953, viene realizzato ‘Project Moonbase’, film nato come episodio pilota di una mai realizzata serie ‘Ring Around the Moon’ dello stuntman, attore e regista Richard Talmadge. L’italia entra in lizza nel 1958 con ‘La morte viene dallo spazio’, primo film italiano di fantascienza, girato dal regista Paolo Heusch, e ‘padre’ di un genere castrofico legato allo spazio tornato in voga negli ultimi anni. Nel film infatti un razzo a propulsione atomica guidato da un pilota, costruito grazie alla collaborazione internazionale, viene lanciato verso la Luna da una base Onu ma, a causa di un incidente, esplode in una cintura di asteroidi che vengono deviati verso la Terra. Solo la cooperazione delle grandi potenze potrà scongiurare il pericolo incombente della distruzione del pianeta. Il film diede vita anche ad una parodia, nello stesso anno, con il fasesco ‘Totò nella luna’ di Steno. L’anno dopo, il 1959, il regista giapponese Ishirō Honda, noto per aver diretto alcuni episodi della serie dedicata al mostro postatomico Godzilla e aver collaborato a numerosi film di Akira Kurosawa, realizza ‘Inferno nella stratosfera’, nel quale una invasione aliena parte dal lato oscuro della Luna. Nel 1964 il regista austriaco Nathan Juran dirige ‘Base Luna chiama Terra’ (‘First Men in the Moon’), adattamento del romanzo ‘I primi uomini sulla Luna’ (‘The First Men in the Moon’, 1901) di H. G. Wells, la cui sceneggiatura fu scritta dal noto autore di fantascienza Nigel Kneale e raconta di una prima prima spedizione sulla Luna negli anni sessanta che scopre sul satellite una bandiera britannica risalente alla fine dell’Ottocento. A spiegare il paradosso è un paziente di una casa di cura inglese che sostiene di essere stato, all’insaputa di tutti, sulla Luna in una spedizione avvenuta oltre sessant’anni prima. 2001_a_space_odyssey_scimmiaNel 1968 la pietra miliare del cinema di fantascienza, e non solo, ’2001: Odissea nello spazio’ di Stanley Kubrick da un soggetto di Arthur C. Clarke, che ne ha poi tratto un romanzo, comprende una scena ambientata in una base lunare nel cratere Clavius, aprendo di fatto la seruie di film ‘lunari’ che danno per acquisita o in corso la colonizzazione del satellite da parte degli esseri umani. Nello stesso anno dello sbarco dell’Apollo 11, il 1969, arriva sugli schermi ‘Luna zero due’ (‘Moon Zero Two’) di Roy Ward Bake, presentato come il primo western lunare, dove si racconta la colonizzazione dalla Luna con toni e fatti che citano l’epica Usa della frontiera . Risate e azione nel parodistico, della serie di James Bond, ‘Austin Powers: La spia che ci provava’, diretto nel 1999 da da Jay Roach, basato sui personaggi nati dalla fantasia del comico canadese Mike Myers, che fu attore protagonista ed autore della sceneggiatura della pellicola. Nel film il Dottor Male tenta di distruggere Washington con un laser gigante dalla sua base lunare. Nel 2002 ‘The Time Machine’, versione cinematografica di ‘La macchina del tempo’ di H.G. Wells, la Luna viene distrutta dal tentativo di colonizzarla da parte dei terrestri, tra le cause l’uso di armi nucleari per ricavare caverne sotterranee. In ‘Moon’ girato nel 2009 da Duncan Jones, il protagonista vive e lavora da tre anni nella base lunare Sarang col compito di supervisionare un’attività mineraria. L’intera trama del film si sviluppa all’interno della base e sul suolo del satellite. ‘Iron Sky’ di Timo Vuorensola, girato nel 2012, retrodata la colonizzazione lunare: una missione spaziale americana del 2018 sulla Luna rivela l’esistenza di una base nazista segreta sul satellite costruita fin dal 1945 dove si prepaera una flotta di dischi volanti per conquisare la Terra. Pieno catastrofismo in Oblivion del 2013 di Joseph Kosinski, dove la Luna viene distrutta e questo causa cataclismi sulla Terra rendendola inabitabile: in un post-apocalittico 2077, in seguito a un’invasione aliena ed alla conseguente guerra nucleare vinta dai terrestri contro degli extraterrestri chiamati Scavengers, il film ruota intorno a Jack Harper, interpretato da Tom Cruise, un tecnico di stanza sulla Terra ormai abbandonata, poiché contaminata dalle radiazioni e stravolta dalla distruzione della Luna. 45 anni dopo si pensa alla costruzione di basi nelle sue grotte A 45 anni dallo sbarco del primo uomo sulla Luna, si comincia a pianificare la costruzione di basi all’interno delle grotte che punteggiano la superficie del nostro satellite. Quelle scoperte finora sono piu’ di 200, hanno un diametro tra i 5 e i 900 metri, e potrebbero fornire un riparo ideale da radiazioni, piccoli meteoriti, polvere ed elevate escursioni termiche. E’ quanto emerge dalle immagini ad alta risoluzione scattate dalla sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (Lro) della Nasa, raccolte e analizzate con un nuovo algoritmo dai ricercatori dell’universita’ dell’Arizona in un articolo pubblicato sulla rivista Icarus. La maggior parte di queste grotte lunari sono state identificate all’interno di grandi crateri (dove sono presenti aree in cui la roccia si e’ prima fusa per un impatto e poi solidificata) e nei cosiddetti ‘mari’ lunari, ovvero pianure basaltiche di colore scuro nate da antiche eruzioni di materiale incandescente seguite all’impatto con meteoriti massicci. Quelle scoperte finora rappresentano solo una piccola parte delle grotte lunari: la sonda Lro della Nasa ha infatti scandagliato soltanto il 40% della superficie del nostro satellite con la luce necessaria a far funzionare il programma automatico che identifica i pozzi. ”Continueremo a scandagliare le immagini man mano che arriveranno – afferma il coordinatore dello studio Robert Wagner – ma sul 25% della superficie lunare (le regioni piu’ vicine ai poli) il Sole non si alza mai abbastanza da consentire al nostro algoritmo di lavorare. Per queste aree servira’ un nuovo algoritmo piu’ efficiente, che comunque potrebbe non funzionare alle latitudini maggiori, dove persino un uomo ha difficolta’ a distinguere una grotta da un cratere formato da un impatto”. Fonte: www.meteoweb.eu
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