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20 marzo 2015, Eclissi solare: ecco dove e quando guardarla

Creato il 20 marzo 2015 da Deboramorano @DeboraMorano

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Nel corso della storia umana l’eclissi di Sole è stata per lungo tempo equiparata a segni di sventura e punizioni divine. Oggi è un evento che richiama curiosi e appassionati.

Questa mattina, 20 marzo 2015, il Sole sarà nuovamente oscurato dalla Luna.

In proposito, vi segnalo che il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ha invitato a seguire il fenomeno in diretta streaming dall’Artico, punto massimo dell’oscuramento del sole, dove sono riprese da poco le attività scientifiche presso la base ‘Dirigibile Italia’ nelle Isole Svalbard.

L’appuntamento è previsto per oggi, dalle ore 10:10 alle 12:15, sul sito del Cnr.

Il picco di massima oscurità, cioè quando la Luna sarà sovrapposta perfettamente al Sole, sarà visibile dalle 11:10 alle 11:13.

Il fenomeno è uno spettacolo suggestivo ed un’occasione imperdibile per chi fa ricerca.

“L’eclissi produce un calo veloce della radiazione solare e, di conseguenza, dell’energia disponibile per i processi chimici e dinamici soprattutto negli alti strati atmosferici”, ha detto Claudio Rafanelli, direttore dell’Istituto di acustica e sensoristica del Cnr (Idasc-Cnr) di Tor Vergata (Roma). “Questo perché la radiazione solare scompare del tutto nella zona d’ombra, ma resta in parte sia nella sua componete diffusa, sia in quella diretta nella zona di penombra. Per il mondo della ricerca il fenomeno è importante perché è l’unico momento in cui è possibile osservare la corona solare e studiarne la composizione e la dinamica; negli altri momenti la radiazione proveniente dal sole è così intensa da mascherarne la visione”.

L’Italia e il Cnr in particolare insieme all’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) e l’Idasc, è coinvolto in ricerche legate allo studio della radiazione solare.

“La stratosfera è una zona tra circa 10 e 50 km di altezza dove si presentano numerosi reazione fotochimiche. Alcune di queste sono fondamentali per dare vita allo strato di ozono e definire la concentrazione di questo gas alle diverse altezze”, a spiegato Vito Vitale, Isac-Cnr. “E’ quindi ragionevole aspettarsi che la rapida diminuzione di radiazione conseguente all’eclissi sia in grado di cambiare l’intensità di tali processi e quindi influenzare il profilo di concentrazione di ozono”.

L’Idasc-Cnr gestisce dal 1994 un progetto di ricerca sulle concentrazioni di Ozono stratosferico in Antartide, in Argentina e a Ny Alesund (isole Svalbard). Questi studi permettono di verificare l’efficacia dei programmi internazionali di protezione dell’ozono.

(fonte: http://www.ambientequotidiano.it)


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