google_handleError, google_render_ad); Se la corsa all' oro sembra essere ormai un lontano passato appartenente a barbuti e scorbutici minatori australiani ed americani, in realtà potremmo essere vicini ad una nuova febbre dell' oro. Ovviamente non con i vecchi metodi che contemplavano piccone e setaccio, ma con installazioni di estrazione e chimica industriale.
In Australia infatti sembra essere stato scoperto un enorme giacimento d' oro, del valore equivalente a circa 20 miliardi di dollari. L'Australia è già stata protagonista della febbre dell'oro nel XIX° secolo, quando nel 1851 venne ritrovata la prima pepita d' oro nei pressi di Bathrust, nello stato di Victoria. Nel corso di soli due anni, la popolazione dello stato è raddoppiata, da circa 100.000 unità a 220.000, un quarto dei quali lavoravano nelle miniere d' oro.
Dalla metà del 1800 sono state estratte circa 2500 tonnellate d' oro, ma pare che lo stato di Victoria abbia ancora riserve del prezioso minerale, e ben ampie. La maggior parte della regione è ancora poco esplorata, e si possono fare soltanto stime sulla quantità di oro che potrebbe nascondersi nel sottosuolo. La febbre del 1851 infatti si originò per via i giacimenti relativamente superficiali e facilmente rilevabili, ma molto altro oro sembra celarsi nel sottosuolo.
Vladimir Lisitsin, dell'agenzia governativa GeoScience Victoria con base a Melbourne, si è occupato della mappatura della regione, scoprendo che ci sia ancora molto oro nel sottosuolo.
"Nella parte nord dello Stato le rocce contenenti oro sono sepolte sotto stradi di sedimenti, e i depositi d' oro attendono solo di essere scoperti" afferma Lisitsin.
Secondo le prospezioni geologiche infatti sembra ci siano tre zone principali nelle quali si nascondono i giacimenti più grandi. Lisitsin sembra essere quasi certo che ci siano almeno 500 tonnellate d' oro che attendono di essere estratte, per un valore teorico di circa 20 miliardi di dollari.
La maggior parte di quest'oro, bene o male 290 tonnellare, dovrebbe trovarsi in un'area di 10.000 km quadrati nella regione settentrionale di Victoria, chiamata Bendigo. Non si sa esattamente dove, ma è quello che il team di GeoScience vuole scoprire.
L'impulso economico dato dall'estrazione dell'oro australiano potrebbe essere notevole. Richard Goldfarb, dell' Istituto di Geologia degli Stati Uniti, afferma che il lavoro di Lisitsin è eccitante per la quantità d' oro che sembra nascondersi nel sottosuolo, e perchè le infrastrutture locali hanno le potenzialità di estrarre il metallo in modo relativamente economico.
Molti tuttavia sono preoccupati per i danni ambientali che l'estrazione dell' oro potrebbe provocare. Gavin Mudd della Monash University studia da tempo gli effetti dell'attività mineraria sull'ambiente, e sostiene che l'Australia abbia una buona regolamentazione sul tema dei possibili danni ambientali e sull'estrazione mineraria ecosostenibile, ma che l'aumento dell'attività di estrazione potrebbe portare a danni ambientali non precisamente calcolabili.
L'estrazione dell' oro vede coinvolte sostanze chimiche come il cloro, il cianuro, il mercurio e diversi acidi come l'acido solforico e nitrico. E, mediamente, per ottenere un'oncia d'oro (circa 31 grammi) è necessario asportare e sbriciolare oltre 5 tonnellate di roccia; e l'oro ottenuto va "pulito", dato che contiene ancora altri metalli e minerali.
Ma forse è inutile fare speculazioni sull'impatto ambientale prima di sapere con esattezza se ci sia davvero tutto quell'oro sotto lo Stato di Victoria. Altri studi sono necessari per stabilire quanto metallo si nasconda nel sottosuolo, ed è meglio attendere i risultati per stabilire se ci sia un reale rischio ecologico.