Trama: Aureliano Amadei è uno studente di cinema di 28 anni, anarchico ed antimilitarista.Un giorno il regista Stefano Rolla gli propone di affiancarlo come assistente per un film da girare in Iraq, a seguito della "missione di pace" italiana. Sognando la grande occasione, Aureliano accetta.Arrivato in Iraq il destino ha per lui in serbo una prova terribile, il 12 novembre 2003 rimarrà coinvolto nell'attentato alla base italiana di Nassyria. Sarà l'unico civile sopravvissuto.
Ci sono film che, anche se imperfetti, colpiscono al cuore.
Uno di questi è, appunto, "20 sigarette", film che meritava sicuramente di più di quello che ha ricevuto, dalle mie parti è uscito in pochissime copie ed in centri scomodissimi.
"20 sigarette" è un film imperfetto soprattutto fino alla partenza di Aureliano per l'Iraq, tratteggiata troppo stile commedia di Paolo Virzi, ma quando ci racconta la sua breve permanenza in Iraq, il tempo, per l'appunto, di "20 sigarette", Amadei lo fa in maniera splendida e soprattutto senza un filo di retorica.
Le cose non sono come hanno fatto intendere in Italia, lo si intuisce subito in un memorabile dialogo con un militare appena atterrato, mentre sta fumando la sua prima sigaretta "ma qui non si è sparato ancora un colpo no??E' così che ci hanno detto in Italia "
"ah, è così che vi hanno detto in Italia?Voi in Italia non sapete niente di quello che stà succedendo qui, volete la bistecca no?E non vi importa di come sia stata macellata la mucca",
tuttavia in quel ridotto lasso di tempo che lo separa dal proprio destino Aureliano, antimilitarista convinto, riesce ad instaurare con alcuni di questi soldati un rapporto di rispetto, apprezzandone, pur nella tensione generale, lo sforzo per farlo sentire "a casa". Nella scena dell'attentato, l'uso della telecamera a mano toglie quella separazione che di solito c'è tra lo spettatore ed il film, siamo lì con lui, e soffriamo dell'assurdità della guerra che non fa sconti a nessuno.
Successivamente ci viene mostrato il "ritorno" di Aureliano, la permanenza in ospedale,ed il circo di politici e giornalisti, autorità tutti alla ricerca di eroi e pronti a dimenticarsi degli uomini. Perchè, come ci viene raccontato alla presentazione del libro "ai funerali i politici stavano lì, in prima fila, come se avessero loro perso i figli, mentre i genitori stavano seduti dietro, quando non in fondo, in piedi, da parte."
Insomma, "20 sigarette" è stata una sorpresa che mi ha rubato il cuore, e si vede dalla recensione non propriamente obiettiva, ma è stata anche la scoperta di un regista che mi auguro si riprensenti molto presto al pubblico con un'opera magari meno personale ma che ne avvalori il talento, nonchè la conferma di un grandissimo attore, Vinicio Marchioni, già amatissimo "Freddo" nella serie "Romanzo Criminale", che non vedo l'ora di vedere a teatro in "Un tram che si chiama desiderio".