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Romanzo Criminale – La serie

Creato il 15 dicembre 2014 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

Sottotitolo: Romanzo Ormonale – Il film mentale

Colonna sonora da ascoltare durante il post

  • Soft Cell – Tainted love
  • Iggy Pop – The Passenger
  • Amy Stewart – Knock on wood

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Con la mia consueta calma, a 5/6 anni di distanza dalla messa in onda, ho deciso di recuperare quella che a detta di molti è la miglior serie televisiva italiana, ovvero Romanzo Criminale. A detta di molti e ora che l’ho vista a detta pure mia.

Parte istituzionale ufficiale perché bisogna farlo. Serie divisa in due stagioni, la prima di 12 episodi, la seconda di 10, durata variabile, dai 45 ai 60 minuti. Prodotta da Sky, Fandango e Cattleya, andata in onda su Sky1. Tratta dall’omonimo romanzo di Giancarlo de Cataldo (che a sua volta aveva ispirato l’omonimo film di Michele Placido). Ideata e diretta da Stefano Sollima (quello che ora dirige Gomorra), andata in onda nel 2008 e nel 2010. Attori all’epoca quasi tutti sconosciuti. L’unica famosa era la Mastronardi. E pure Marco Giallini. Gli altri volti praticamente nuovi, un bell’azzardo. Un azzardo riuscito, gli attori sono strepitosi. Peccato solo per il cast femminile, completamente cannato, non c’hanno preso manco per sbaglio, ed è questo il difetto più grande della serie. Ok finita la parte istituzionale ufficiale.

Io ho fatto le cose per bene, una volta tanto. Ho letto prima il romanzo, uscito da un paio d’anni all’epoca (2004), ho visto poi il film (2005) e infine la serie. Nel mentre mi sono pure letta Ragazzi di malavita. Fatti e misfatti della Banda della Magliana di Giovanni Bianconi, che male non fa. Se avessi memoria potrei dire di saperne abbastanza sulla Banda della Magliana. Ringrazio i delinquenti di Roma che mi hanno ricordato che dovevo recuperarla, grazie Mafia Capitale, grazie tante. Io, proprio perché non ho memoria, non sarò molto precisa nei legami con la realtà, parlerò della serie e basta, che tanto a guarare Wikipedia siete buoni tutti no? Come sempre inoltre non ci saranno spoiler.

La serie tratta in modo romanzato le vicende della Banda della Magliana (premio GAC subito ora!), i personaggi hanno una corrispondenza nel mondo reale (es. il Dandi è ispirato alla figura di Enrico de Pedis) ma non necessariamente condividono lo stesso destino del loro omologo. Si parte dal 1977 e si arriva fino alla caduta del Muro. Nel 1977 a Roma c’erano tante batterie, piccole bande di delinquentelli che tiravano avanti a forza di furti, rapine, un po’ di spaccio, poca roba insomma. Fino a quando, dopo l’ennesimo furto, qualcuno tra questi criminali decide di unirsi, per puntare in grande, per prendersi Roma. Nascono così le vicende del Libanese, del Dandi, del Freddo, di Scrocchiazzeppi, di Fierolocchio, dei fratelli Buffoni, del Bufalo. Invece di steccare i proventi del furto di un carico di Olivetti decidono di comprare un po’ di armi e rapire un Barone miliardario. E coi soldi del riscatto niente stecca per tutti, i soldi si mettono da parte per farli crescere, girare. Per prendersi Roma. Droga, prostituzione, bische clandestine, traffico di armi, omicidi, tutto quanto. La Banda della serie nasce così. E la serie parla di questo, dell’ascesa di questo gruppetto di romani de Roma, ascesa a livelli difficili da immaginare. Naturalmente non agiscono del tutto impuniti. Qualcuno che cerca di mettere loro i bastoni tra le ruote, con mille difficoltà, c’è. Un commissario, Nicola Scialoja, che ha fama di essere comunista per colpa della sorella rivoluzionaria, uno che intuisce che qualcosa di grosso sta succedendo, ma nessuno gli dà retta, perché Roma non se la può prendere nessuno, perché ci sono i Servizi che deviano e depistano, perché ci sono la camorra e la ‘ndrangheta, perché avere una Banda unica a Roma fa comodo, si fa prima a controllarla, perché di un iceberg sai quanto è grossa la parte che spunta dall’acqua, ma il sommerso è sempre un’incognita. Solo uomini, direte voi? No, figuriamoci. Sono due in particolare le figure femminili che possono chiamarsi protagoniste. Patrizia, o Cinzia, una prostituta di lusso che fa girare la testa a molti. Roberta, una ragazza perbene che invece la testa la fa girare al Freddo. E attraverso l’ascesa di questa Banda ci viene mostrata un’Italia che sta cambiando, un’Italia in cui succedono un sacco di cose, l’uccisione della studentessa Giorgiana Masi, il rapimento Moro, la strage di Bologna, tutti i casini del Banco Ambrosiano, etc etc. Anzi, le vicende della Banda si intrecciano strettamente alla cronaca italiana, a volte pure senza che se ne rendano bene conto. Come dopo ogni ascesa c’è una discesa, per sfortuna loro e per fortuna nostra. La parte della discesa è quella che ho preferito, ma poi vedrete voi insomma.

Ho scritto poco sopra che per me sì, è la miglior serie italiana drammatica mai fatta. A mani basse. Ho visto Gomorra ma no, cioè no, neanche a paragonarle, mi dispiace. E io ho adorato il film eh, così come ho adorato il romanzo. In realtà ho iniziato la serie con il timore di essere troppo influenzata dall’immagine che mi ero già fatta guardando la pellicola di Placido, forse è proprio per questo che ho ritardato la visione, per me il Libanese era Favino, punto e basta. Il Freddo? Kim Rossi Stuart. Vinicio Marchioni? Ma non scherziamo dai. Ecco, se qualcuno ha i miei stessi dubbi se ne liberi al più presto perché sono totalmente immotivati. Si può amare il film e allo stesso tempo si può amare la serie. Ho notato poi che c’è questo strano fenomeno per cui dopo aver visto la serie si inizia a spalare merda sul film. Uno è libero di pensarla come vuole, però secondo me non sono neanche da confrontare. Uno è un film che dura due ore e mezza, l’altra è una serie che dura 18/19 ore. E’ ovvio che la serie colmi un sacco di vuoti, che approfondisca maggiormente i personaggi, dura 16 ore in più! Scrocchiazzeppi e Fierolocchio nel film sono due figure appena tratteggiate, faccio fatica a ricordarmi le facce, figuriamoci. Nella serie sono due coprotagonisti veri e propri, con le loro storie, con una personalità molto ben delineata. Ma è ovvio. E’ come paragonare un manifesto a un romanzo, non fanno parte della stessa categoria, non si possono confrontare. L’unico confronto che si può fare è quello sugli attori, su quanto siano in parte e efficaci in quel ruolo, ma pure qua è un confronto che puoi fare per i protagonisti, mica per alcuni che nel film sono poco più di comparse. Ahimè, mi ripeto, mentre per il cast maschile hanno fatto un lavoro eccelso (Roja, Montanari, Marchioni, Sartoretti, Bocci, etc sono BRAVISSIMI), per quello femminile lasciamo perdere. Jasmine Trinca e Anna Mouglalis (perfettamente doppiata) nel film erano favolose, le loro omologhe nella serie… no davvero lasciamo stare.

E poi lo volete sapere perché per me è una bellissima serie? Perché è ambientata negli anni ’70/’80. E quindi ha le musiche di quegli anni. E quindi si vestono come in quegli anni. E mentre per alcuni questo è un enorme difetto, per me è un pregio che qualunque serie ambientata nel 2014 mai avrà. Perché ragazzi, famo a capisse, ma cos’era la musica di quegli anni eh?! Cos’era! E il Dandi che sta in prigione con un pullover bianco a losanghe rosse e blu, ma de che stiamo a parlà. Altra classe, altra categoria, roba superiore, non c’è niente da fare.

Non vi sarà sfuggito il sobrio sottotitolo, quello del Romanzo Ormonale. Ho lasciato il discorso per ultimo perché spero di avervi fatto capire che ho adorato la serie non per motivi ormonali, che la consiglio a prescindere da questi, ok? Però, non posso fare a meno di farlo ‘sto discorso del Romanzo Ormonale. Premessa. Leggendo il libro il mio personaggio preferito è stato sin da subito il Commissario Nicola Scialoja, perché ha qualcosa di tragico e di potente allo stesso tempo, perché mette passione in quello che fa nonostante alla fine della fiera sia un Don Chisciotte degli anni ’70, perché guarda la donna che ama in un modo in cui nessuno mi guarderà mai (e lo so che nel libro tu non lo vedi che guarda, letteralmente, ma te lo immagini, no?). Ecco, quindi io all’idea di un film con Scialoja tra i protagonisti ero eccitata che non ve lo sto a raccontare. Finalmente avrei visto sullo schermo tutte quelle scene, tutti quegli sguardi che mi ero sempre immaginata. Vado a leggere il cast del film e che ci mettono a fare Scialoja? Stefano Accorsi. STEFANO FUCKING ACCORSI. Io non è che odio Stefano Accorsi, fisicamente è molto lontano dai miei gusti ma riconosco che è un bell’uomo, secondo me pure adatto a fare le parti di giovani un po’ così, in Emilia Romagna. Ecco, fuori dall’Emilia Romagna no. Accorsi mi aveva rovinato Scialoja. Tutti quegli sguardi, quella passione, quei mulini a vento… con Accorsi. No. No. No. No. E no. Non esiste. Non esiste proprio. Croce sopra su Scialoja, immagine mentale rovinata per sempre. E fu allora che arrivò Marco Bocci. Bellissimo. Ma non solo. Bellissimo (e non finirò mai di ripeterlo, bellissimo) ma non solo. Ha saputo dare al personaggio quella chiave di lettura che mi era mancata, ha saputo essere in parte così bene che mi sono riconciliata con Scialoja, improvvisamente la mia immagine mentale e quella reale coincidevano. Marco Bocci, con la sua bellezza (l’ho detto che è bellissimo no?) è riuscito a tratteggiare così perfettamente quel personaggio letterario che tanto amavo che mi sono di nuovo innamorata. Quello sguardo. Ha uno sguardo che non potete capire. Si muove in un modo che non so, non ce la faccio. Fuma in un modo che no, non so, davvero, non riesco a parlarne. Sono gli ormoni. Romanzo Ormonale.

Clicca per vedere lo slideshow.

La parte sul Romanzo Ormonale dovevo metterla. Per tre motivi molto semplici. Il primo è che se no non sarei io. Il secondo perché è bello quando l’immagine che ti sei fatta di un personaggio letterario trova nella trasposizione cinematografica/telefilmica la sintesi perfetta (e qua siamo ai livelli di Darcy/Colin Firth, giusto per farvi capire il mio livello di svarionamento ormonale). Il terzo, non meno importante, è che se continuo a rompere le scatole alle stesse due o tre persone su quanto sia bello Marco Bocci che fa Scialoja mi ritrovo un cecchino sotto casa e questo invece non è bello.

Però, e spero che possiate credermi, è una bellissima serie anche senza gli ormoni. E’ splendida sia che sappiate già come va a finire, perché avete letto il romanzo e/o visto il film, sia che non conosciate nulla degli eventi narrati. E’ girata benissimo, recitata benissimo (a parte il cast femminile ma per fortuna non ha molto peso), fotografata benissimo, è curatissima sotto tutti i punti di vista, ha delle musiche che non vi sto a dire, ha una bella dose di violenza, di passione, di tragedia, di dialoghi indimenticabili, insomma guardatela e basta.



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