Dopo essere stata presentata alla 67ª Mostra del Cinema di Venezia all’interno di “Controcampo Italiano” (la sezione che rappresenta le nuove tendenze del cinema di bandiera), arriva nelle sale la pellicola diretta da Aureliano Amadei, tratta dal romanzo “Venti sigarette a Nassirya”, scritto dallo stesso Amadei insieme a Francesco Trento. Protagonista assoluto è Aureliano (Vinicio Marchioni), un ragazzo come tanti con un’adolescenza prolungata, una famiglia che è un casino e molti ideali da spendere tra amori non ancora palesati e compagnie ‘passeggere’.
È il novembre del 2003: per il 28enne anarchico e antimilitarista con la passione per la regia brilla improvvisamente la possibilità di partire come aiuto regista per realizzare un film ambientato in Iraq, al seguito della ‘missione di pace’ dei militari italiani. Nonostante lo scetticismo di familiari ed amici, tra cui anche Claudia (Carolina Crescentini), sua ‘amica del cuore’, Aureliano decide di cogliere l’offerta che gli si è presentata. Si ritrova così al centro di un mondo che non approva, quello militare, su cui nutre profondi pregiudizi, scoprendo però in coloro che incontra una straordinaria vicinanza d’animo ed un senso di fratellanza che gli appartengono. Proprio lui che a 18 anni si era finto gay per evitare la “naja” e trascorreva il suo tempo militando in numerose manifestazioni per la pace.
Al seguito di Stefano Rolla (Giorgio Colangeli), il regista che lo ha ‘reclutato’ in questa insolita missione, Aureliano scoprirà in fretta la verità, ovvero che sovente la pace è soltanto il simulacro di una programmazione nazionale imbastita di ‘fiction’ e, in quanto tale, lontana dalla realtà. Emblematica manifestazione della vicenda è la scansione del tempo per il protagonista: il passaggio dallo status quo alla tragedia si misura con un pacco di sigarette o, meglio, dura giusto il tempo di consumarne uno. Un vero trauma, trasportato con efficacia e realismo sulla pellicola. Nell’attentato alla caserma di Nassirya, il 12 novembre, Aureliano è l’unico civile sopravvissuto alla strage costata la vita a 19 italiani. E malgrado le ferite riportate, oggi solo attraverso i suoi occhi, testimoni unici, è restituito un pezzo di storia al Paese.
Divenuto “un eroe per caso” ed assistito dai suoi cari, Aureliano, dopo una lunga degenza, da ragazzo che era si trasforma in uomo. Mutata la propria visione di vita, rielabora la vicenda in un libro di memorie in cui rinuncia alla condizione di vittima per affermare la consapevolezza della propria responsabilità di fronte alla storia con la “S” maiuscola: piccole scelte, storie apparentemente insignificanti s’intrecciano fino a comporre la tela di un unico quadro il cui disegno appartiene a tutti.
Il film non vuole essere una cronaca oggettiva di ciò che è accaduto, bensì una soggettiva interpretazione che, nonostante la durezza degli avvenimenti, si sforza di mantenere un registro leggero e disincantato per stimolare riflessioni personali nonché una percezione del dramma e delle sue dimensioni. E con la stessa leggerezza manda segnali evidenti ad un Paese avvolto dall’ipocrisia di cui si è fatalmente parte, un mondo capace di inneggiare impunemente a “10, 100, 1000 Nassirya”. Come asserisce lo stesso autore, non è possibile schierarsi da una parte o dall’altra perché non si può auspicare la morte di qualcuno piuttosto che di un altro, né semplicemente dichiararsi contrario. Le risposte di certo non arrivano, ma porsi le giuste domande a volte rassicura perché è segno di una mente sana.
Accolta positivamente dal pubblico del Lido con oltre 10 minuti di ovazioni, l’opera prima di Amadei sa andare al cuore di chi guarda. Merito forse della convincente interpretazione di Vinicio Marchioni, premiato come “Migliore attore per la categoria Lunga Serie” in “Romanzo Criminale” al Roma Fiction Fest 2009.
G. M. Ireneo Alessi