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Perché Giuseppe Verdi è un grandissimo musicista e un sommo drammaturgo. Perché da sempre ha rappresentato la cultura italiana ai massimi livelli in tutto il mondo. Ma, soprattutto, perché ha saputo rappresentare gli italiani, la loro carne e il loro sangue, i loro pregi e i loro difetti. Si è fatto interprete dei moti d’animo più nobili, quelli unitari e risorgimentali. Ma ha anche dato voce all’Italia più vera, quella dei meschini stereotipi borghesi (La traviata), della lotta tra Stato e Chiesa (Don Carlo), del conflitto di classe (Luisa Miller), oltre che a quei moti dell’animo che sono italiani in quanto universali, come l’amore (Aida, Il trovatore), la gelosia (Otello), o l’aspirazione alla libertà (Nabucco, La battaglia di Legnano).
“OBERTO” APRE IL CICLO DI OPERE DELLA DOMENICA L’omaggio di Rai 5 a Verdi si apre con la sua prima opera, “Oberto Conte di San Bonifacio”, in programma domenica 6 ottobre alle 9.30. Lo spettacolo, andato in scena al Teatro Lauro Rossi di Macerata nel 2002, è diretto da Daniele Callegari – alla testa dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana – con la regia di Pier’Alli. Protagonisti sul palco Michele Pertusi, nel ruolo del Conte, Giovanna De Liso, in quello di Leonora, Fabio Sartori nei panni di Riccardo e Gabriella Collecchia in quelli di Cuniza.
Ma tutta la programmazione operistica della domenica mattina, nel mese di ottobre, sarà dedicata a Verdi, con “Ernani”, interpretato da Roberto Aronica e Dimitra Theodossiou (13 ottobre), “I due Foscari”, diretto da Gianandrea Gavazzeni con Renato Bruson (20 ottobre), e “Attila” diretto da Riccardo Muti, con il grande basso Samuel Ramey nel ruolo del titolo (27 ottobre).
IL NABUCCO DIRETTO DA RICCARDO MUTI Si prosegue con quello che è stato il momento più emozionante delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia: il “Nabucco” diretto da Riccardo Muti al Teatro dell’Opera di Roma nel marzo del 2011. Rai 5 lo ripropone mercoledì 9 ottobre alle 21.15. Protagonisti dello spettacolo sono il grande baritono Leo Nucci nel ruolo di Nabucodonosor, re di Babilonia, il soprano Csilla Boross, in quello di Abigaille, il tenore Antonio Poli nei panni del giovane Ismaele, il mezzosoprano Anna Malavasi come Fenena, figlia di Nabucco, e il basso Dmitry Beloselsky, chiamato a interpretare il gran pontefice degli ebrei Zaccaria.
“Nabucco” è considerato il titolo più risorgimentale di Verdi, perché gli spettatori italiani, all’epoca della prima rappresentazione nel 1842, si identificarono con il popolo ebraico assoggettato al dominio babilonese, e sentirono come propria l’aspirazione alla libertà espressa nel celebre coro “Va pensiero”. Il regista e scenografo Jean Paul Scarpitta ha creato per lo spettacolo una scena composta da una piramide, da qualche albero sospeso davanti a un muro d’oro satinato e da rovine che emergono dalle nuvole. Sullo sfondo un cielo grigio ispirato alle illustrazioni della Bibbia di Gustave Dorè.
Dopo “Nabucco” la serata di Rai 5 di mercoledì 9 ottobre prosegue con il film “Addio del passato”, nel quale il regista Marco Bellocchio raccoglie il ricordo del grande compositore per le strade, nelle piazze, nei locali e nel Teatro Municipale di Piacenza – città natale dei genitori di Verdi - a Busseto, paese natale del musicista, e a Villa Verdi a Sant’Agata, dove Verdi trascorse lunghissimi periodi. Si mescolano voci, volti, commenti, ricordi e racconti. Qualcuno si cimenta con le arie della “Traviata”, altri sognano di diventare come la Callas, somma interprete verdiana. Ne esce la ricostruzione di un mito, fatta attraverso la memoria collettiva delle persone e dei luoghi dove Verdi è vissuto, e dove la sua musica è sentita più che altrove.
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Gli attori – tra questi anche i professori del Coro e dell’Orchestra della Radio Svizzera italiana diretti da Diego Fasolis - non sono stati camuffati da personaggi storici, ma sono rimasti loro stessi, ovvero cittadini che rievocano personaggi e fatti storici. Fil rouge musicale, l’allestimento de “I Vespri Siciliani” di Giuseppe Verdi diretti da Gianandrea Noseda al Teatro Regio di Torino nel 2011, in occasione dei 150 anni dell’Unità di’Italia. La pellicola, con la regia di Roberta Pedrini, è realizzata in collaborazione con il Teatro Regio e il Teatro Baretti di Torino, e con la Regione Piemonte.