Non so da dove nasca l’idea sciocca e rozza che vuole i fumetti alla stregua di narrativa per bambini, o per adulti sottosviluppati.
Ovviamente viviamo in un Paese culturalmente retrogrado e vecchio, quindi non ci si può aspettare granché di diverso. Tuttavia basterebbe far leggere nelle scuole una graphic novel come Lo Scultore, di Scott McCloud, per far cambiare idea a molte persone.
Lo Scultore è una storia moderna ma ricca di grandi contenuti, nessuno dei quali esposto in maniera demagogica o noiosamente moralista. Anzi, McCloud pone degli interrogativi che vanno ben oltre la morale normalmente ritenuta accettabile dai bigotti benpensanti, e lo fa con una semplicità e con una potenza narrativa che – a tratti – ha un che di devastante.
David Smith è uno scultore. Ha appena compiuto ventisei anni, e forse il suo quarto d’ora di gloria è già passato. Solo al mondo, senza un soldo, senza un mecenate che creda in lui, David incontra un vecchio zio che gli propone un patto che non ammette esitazioni: duecento giorni in cui potrà scolpire la materia a mani nude come se fosse acqua, ma poi morirà. Chi è realmente Zio Harry? Come può David accettare serenamente la sua proposta? Quando la tecnica non è più un problema, l’ispirazione viene spontanea? Cos’è l’arte, cos’è l’amore, come si impara consapevolmente a morire?
In uno dei passaggi de Lo Scultore, il protagonista cammina per le strade di New York, chiedendosi quante tra le persone che incrocia immaginano se stesse come scrittori, cantanti, ballerini, atleti, pittori, fotografi etc etc.
Sono pochi coloro che sono, per esempio, impiegati e soddisfatti di esserlo. Sono pochi anche quelli che lavano i vetri dei grattacieli di Manhattan senza pensare più volte al giorno a chissà quale talento nascosto stanno buttando via.
Lo Scultore, che ha più piani di lettura, è soprattutto una grande riflessione sulla creatività, sull’Arte, sul talento.
Su quanto esso può essere una benedizione, ma anche una maledizione.
Il talento inespresso, il talento negato da giurie, da esaminatori, da critici d’arte. Il talento minato da un carattere asociale o poco amichevole.
David Smith è un ventiseienne fumantino e poco incline alla diplomazia. Vissuto un breve momento di fama, si è bruciato i ponti (i mecenati) alle spalle ed è rimasto solo. Per questo la proposta fattagli da Morte – 200 giorni di inarrivabile talento e poi il decesso – lo spinge ad accettare il patto. Viceversa la sua vita sarebbe veicolata sui binari di un’ordinarietà che non sopporterebbe: un lavoro normale, una moglie, un figlio, magari il divorzio, la vecchiaia, gli acciacchi e poi… la fine. Questa non è un’ipotesi, bensì il futuro che Morte gli fa vedere.
Alla luce di ciò, voi lo accettereste un patto del genere?
Beh, David sì.
Nonostante questo scoprirà che non è sufficiente avere all’improvviso un tocco letteralmente magico per scolpire splendide sculture. Perché nel mentre la vita reale interferisce comunque, con bollette da pagare, debitori a cui sfuggire, amici con cui mantenere rapporti sempre più complessi. E poi con l’amore.
Eh già, per David l’amore si manifesta come una ragazza, Meg, che scende dal cielo su ali d’angelo, sussurrandogli che “va tutto bene”.
Solo per poi svelargli che si trattava di una candid camera.
Ma da lì, da questo imbarazzante approccio, nascerà davvero qualcosa.
Eppure il sentimento di David, per quanto forte e puro, si rivelerà anche profondamente egoista: è giusto far innamorare di sé una donna, per di più fragile e problematica, sapendo che dopo 200 giorni la lascerà “vedova” e col cuore spezzato?
Quanto c’è di altruistico nell’amore, anche in quello vero e romantico?
Lo Scultore, come potete intuire da queste mie poche parole, è una graphic novel davvero “densa” e potente.
Ci sono molti spunti di riflessione, concentrati in una storia godibilissima, che si dipana su ben 487 pagine, splendidamente scritte.
La ritengo una delle migliori letture di questo 2015.
Se conoscete qualcuno che ritiene i fumetti e il “fantastico” alla stregua di scemenze per nerd dissociati, legatelo a una sedia e fategli leggere Lo Scultore.
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(A.G. – Follow me on Twitter)