L'anno nuovo, intendo, come nella canzone di Dalla: tra un anno sarà finito e noi ce ne staremo lì a ripetere che quello successivo, di certo, sarà migliore. Il fatto è che tutti gli anni sono uguali e noi viviamo di illusioni, che puntualmente naufragano nel mare magnum della realtà. Ma non è di pessimismo cosmico che vorrei parlare, almeno non solo, bensì di radicate convinzioni e luoghi comuni oramai accettati che condizionano la nostra vita, anche grazie al martellamento della televisione e dei mass media. Ho sempre trovato insopportabili le lunghe discussioni sul clima, durante le quali si parte dall'assunto che d'estate fa caldo e d'inverno fa freddo (ma và?), passando poi a elencare tutti i possibili rimedi (bere molto, indossare panni leggeri in estate, coprirsi bene e restarsene in casa davanti al camino in inverno!) giungendo infine all'apoteosi finale dell'esperto di turno che ci illustra scientificamente (ci mancherebbe) cosa occorra fare per sopravvivere al caldo estivo o al freddo invernale. Gli uomini sanno istintivamente cosa fare da circa un milioncino di anni, ma fa niente. E badate bene, non stiamo parlando di trasmissioncine da due soldi: anche i telegiornali più blasonati dedicano a questi fondamentali argomenti lunghi reportages. A volte, in fondo, è dura dover riempire un telegiornale quando le notizie vere e importanti non si vogliono dare! Ma di miti e leggende metropolitane è pieno tutto il palinsesto televisivo, al punto che credo avrete perfettamente capito di cosa sto parlando: i politici sono tutti ladri o faccendieri (oppure quasi dei santi unti dal Signore); i giovani non sanno parlare, ragionare e prendere decisioni assennate, oppure si, se sostengono che la riforma Gelmini è ben fatta (qualcuno ce n'è) oppure si dedicano allo studio e non rompono i coglioni; i precari stanno sempre lì a lamentarsi, però almeno lavorano: i disoccupati che dovrebbero dire allora?; e a proposito, non è vero che ci sono i disoccupati in Italia, ma solo gente che non vuole lavorare (o lo fa al nero), sennò perché ci sono in giro tutti questi extracomunitari? (per rubare il lavoro a noi italiani, che diamine, risponderebbero alcuni, specie se hanno la camicia verde pisello); se una donna esce da sola di notte (e pure in minigonna) non può mica lamentarsi se poi la violentano (l'interesse dei giornali cresce se è opera dell'extracomunitario che era qui per rubarci il lavoro: già che c'era...), e via elencando. Gli esempi sono pressoché infiniti: o solo citato i peggiori.
La cosa in assoluto più fastidiosa, è che simili convinzioni nascono spontaneamente nelle menti becere e piccoline di un grumo di imbecilli benpensanti annidati nel cuore della nostra società, e vengono poi diffuse e amplificate da quei mass media che sostengono di volerle, in realtà, combattere. Il meccanismo è semplice: se qualcuno sostiene che tutti i politici rubano (alcuni lo fanno, ma i più sono onesti: magari incapaci, ma onesti), e la voce inizia a diffondersi, giornali e televisioni cercheranno di smentire questa affermazione. Il tizio che sostiene la disonestà della nostra classe politica sarà debitamente intervistato e in breve diverrà l'eroe di coloro che cercano, a soluzioni complesse (come l'inefficienza dello stato e il livello infimo della nostra classe politica) una soluzione semplice (se smettessero di rubare starebbero tutti bene, ae la gente smetterebbe di evadere le tasse), che praticamente mai è davvero una soluzione. Si invocano il carcere, le dimissioni, si fa un sacco di casino (ricordate Mani Pulite?) e poi alla fine vince sempre il detto gattopardesco secondo cui occorre che tutto cambi, affinché nulla cambi. Nel frattempo, però, giornalisti e opinionisti hanno fatto ammuina, come si dice a Napoli: un sacco di casino, di movimento, parole al vento che non portano da nessuna parte.Berlusconi pratica il Bunga Bunga (uff!) con le veline della tv o le escort pagate dai suoi accoliti? Fa le corna durante le cerimonie ufficiali? Racconta barzellette sconce o con bestemmia finale? E via giù, per mesi, oramai anni, a discutere se il nostro presidente del Consiglio sia un buon esempio per i giovani, se non ci faccia fare brutta figura all'estero (ce la fa fare, ce la fa fare...), se non dovrebbe dimettersi per tutto questo. La mia risposta è no. Non dovrebbe dimettersi per essere maschilista e dedito al sesso (che sono affari suoi), ma perché (secondo me) fa politica per curare i propri affari personali, per evitare i processi e le inchieste, perché è un millantatore che promette, promette e non mantiene, e così via. Non si tratta di essere berlusconiani o antiberlusconiani: si tratta di essere intellettualmente onesti e spiegare -con le parole e le pratiche della Politica con la P maiuscola- perché Berlusconi (o chi per lui) dovrebbe andarsene, oppure restare al potere. E invece ci aggrappiamo ai luoghi comuni, alle piccolezze, al gossip, alla pancia, al vuoto bla bla dietro al quale chi ha interesse a mantenere lo status quo (perchè acquisisce denaro e potere) lavora con tranquillità (e successo).
Vabbè, mi sono dilungato su questo lungo sfogo e non ho parlato della fotografia e dei luoghi comuni che la infestano (stavolta non solo in Italia): il mito dei megapixel, la convinzione che solo con una fotocamera di alto livello sia possibile fare belle foto, e che dunque sia la macchina e non il fotografo a fare la foto, l'idea che solo viaggiando si possono scattare foto interessanti, e solo dalla primavera all'estate, e così via. Ma alla fine ci tenevo soprattutto a dire che se si riuscisse davvero, in questo paese, ad aprire un serio dibattito non sui contenuti, ma sul modo in cui occorrerebbe affrontare i problemi, forse ce la faremmo a cambiare il volto dell'Italia e a uscire dalla crisi che ci attanaglia. Ma già so che tra poco, accendendo la radio (visto che da 10 anni non ho la TV), troverò che siamo bravissimi a dividerci e a litigare sul nulla, sulle mere opinioni non supportate da fatti. Siamo italiani, che farci?
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