USA – 2009
di Roland Emmerich,
con John Cusack, Danny Glover, Woody Harrelson
Fantascienza o meno, il film spacca. E di brutto. Scusate lo slang, ma in effetti si tratta di uno dei più bei lavori che ho avuto la fortuna di vedere nell’ultimo periodo. Sarà per il fatto che quando il chiacchiericcio di critici (e non) si concentra sugli effetti speciali, sul budget, sull’elettronica a supporto della produzione, emergono meglio tutti gli altri aspetti del film. Come – in primis – il rapporto relazionale tra gli attori. L’espediente di incentrare la storia su un ex-marito che, pur rivestendo nella vita di tutti i giorni il ruolo del mezzo fallito, tenta di riprendersi la sua famiglia diventando per un quarto d’ora il supereroe di turno… bè, vale da solo gli applausi. L’aspetto umano – strettamente collegato a quello ovviamente catastrofico – è proprio il valore aggiunto che fa emozionare lo spettatore. Non sarà un’idea originale né degna di copyright (Armageddon e The day after Tomorrow insegnano), ma John Cusack la faccia del mezzo fallito ce l’ha tutta e l’autoironia che esprime segna la sagoma di un personaggio che sembra cucitogli addosso. Interessanti anche i ruoli istituzionali, con Danny Glover nei panni di Obama (ndr: fate caso a come è rappresentato il nostro Presidente del Consiglio e mettetevi le mani tra i capelli). Definirlo strappalacrime forse è un po’ eccessivo, ma la pellicola straborda i confini dei kolossal dominati da fuoco e fiamme e si affievolisce dolcemente su sé stessa. Del resto se il mondo deve proprio finire, un po’ di emozioni è inevitabile anche provarle.