In vista del 2012 gli esperti del Credit Suisse hanno aggiornato la loro strategia globale, sottolineando di voler restare a benchmark per quanto riguarda la componente azionaria dei portafogli “fino a quando non ci sarà una soluzione più credibile alla crisi dell’euro, maggiore chiarezza sulla politica fiscale degli Stati Uniti per il 2012 o una revisione del 15% al rialzo dei nostri obiettivi”.
Gli esperti in un report diffuso oggi segnalano come lo scenario macro stia migliorando negli Stati Uniti ma
che la crescita mondiale continuerà a dipendere in maniera sostanziale dall’andamento dei mercati emergenti che ormai pesano circa la metà del Pil mondiale. La previsione è di una crescita modesta negli Usa (+1,5% circa), una nuova recessione nella Ue (-1%) e di un andamento ancora fortemente espansivo (+5,1% medio) per gli emergenti che porti la crescita media mondiale attorno al 2,8%-3% nel 2012.Anche se l’indice Ism (che sembra spiegare da solo il 45% della volatilità dei mercati azionari rispetto all’andamento dei mercati obbligazionari negli ultimi 10 anni, spiegano gli esperti) dovesse calare attorno a quota 50 (che separa le fasi di crescita da quelle recessive) nel primo trimestre del prossimo anno, forse il più critico tra quelli a venire, “le azioni hanno ancora un 15% di crescita potenziale in più rispetto ai bond”.Per cercare di uscire dalla crisi la crescita della liquidità può essere d’aiuto ed ulteriori allentamenti delle politiche monetarie di Fed, BoJ, BoE e Bce sono pertanto prevedibili, con un’attenzione crescente da parte dei mercati azionari per eventuali ulteriori programmi di quantitative easing (acquisti di titoli di stato da parte delle banche centrali). Nel complesso le azioni restano relativamente poco costose rispetto ai bond e presentano interessanti caratteristiche che le rendono una copertura ideale contro l’inflazione, tanto più che i margini di profitto non dovrebbero subire particolari pressioni finché non si vedranno forti rivendicazioni salarialiQuanto ai bond, gli esperti suggeriscono ora di sovra pesare le emissioni societarie statunitensi (che scontano una recessione che gli uomini di Credit Suisse giudicano improbabile), mentre in Europa complici le manovre fiscali una recessione è pressoché certa e i bond presentano rendimenti elevati che però non scontano ancora pienamente il rischio di nuovi default e insieme di recessione (ipotesi che potrebbe portare i tassi a lungo termine tra il 10% e il 15% e non attorno al 6% come ora).Se per l’oro il suggerimento è di rimanere sovra pesati, visto che storicamente le quotazioni salgono quando i tassi della Federal Reserve in termini reali sono inferiori al 2% come ora e come probabilmente resteranno per i prossimi 5 anni, per i titoli di stato il consiglio è di rimanere sotto pesati, visto che si prevedono incrementi di rendimenti (e dunque calo di quotazioni) sia per i T-bond sia per i Gilt inglesi e i Bund tedeschi. fonte