Tra un camion e l'altro, evitati fortunatamente grazie alla mia vecchia moto, mi viene da pensare... ma dov'erano tutti questi autotrasportatori quando i problemi li abbiamo sperimentati noi lavoratori dipendenti, precari, operai, ragazzi senza futuro, ricercatori costretti a fuggire? Noi abbiamo manifestato, siamo saliti sui tetti, abbiamo bloccato per un po' le strade e le rotaie (io no, perché creare disagio a persone innocenti mi ripugna...) ma poi abbiamo continuato per la nostra strada, forse per sfiducia nelle possibilità di cambiamento, in parte anche perché, una volta che abbiamo fatto la voce grossa, si deve pur andare avanti.
Ma qui si promettono azioni a oltranza, “finché il governo non aprirà un tavolo”, ho sentito (evidentemente il Governo usa tavolini pieghevoli da campeggio per negoziare), “finché non si darà voce alle nostre richieste”, diceva un altro, non soddisfatto della sua, di voce, e forse nemmeno del rombo del suo camion.
Bene, toccate le tasche di qualcuno ed ecco che, se ha un camion, cercherà di metterlo di traverso. Io camion non ne ho, potrei mettere banchi di scuola in mezzo alla strada; i ricercatori precari da 800 euro, che dubito che guadagnino meglio dei signori che protestano oggi, magari metteranno sulla strada provette e centrifughe, e sventoleranno i camici con scritte di protesta; i lavoratori delle fabbriche che rischiano il licenziamento e quelli che, per continuare a lavorare, hanno firmato un accordo che probabilmente non volevano, riempiranno l'asfalto di cacciaviti, chiavi inglesi, cannelli ossidrici, elmetti e scarponi anti infortunistici. I tassisti stanno già facendo il possibile; tra poco torneranno alla carica i Pastori Sardi, i farmacisti devono scioperare, non credo che riempiranno di medicine le strade; gli avvocati pure, e attendiamo con ansia di sapere quale forma di protesta attueranno i notai e i medici: bloccheranno gli atti di vendita e gli ospedali?
Fatevi avanti! Chiunque ha qualche rimostranza non si faccia scrupoli: blocchi una o due strade, un paio di ferrovie, un po' di centri cittadini, qualche fabbrica che delocalizza, un pugno di scuole post-riforma, tutte le linee del metrò (se fa parte dei privilegiati che ne dispongono), e, perché no, una decina di aeroporti. Tanto, gli altri capiranno, e se no, che vadano a...
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