Il mio 2014 si è aperto agli antipodi e si chiude, per la prima volta da più di un decennio, a Milano (salvo last second) (che ovviamente non si possono escludere).
Lasciata l’Australia il 7 gennaio, ho passato quasi un mese alle isole Figi, cominciato con un romantico islands hoppings nelle turistiche Yasawas. Una volta rimasto solo e scappato dalla trappola turistica di Nadi, ho esplorato l’isola principale (interessante Suva, la capitale), una puntata alle Mamanucas, e volato su un aereo di 8 posti, per tornare indietro dall’antica capitale di Levuka. La mia prima esplorazione in uno dei paesi del Pacifico mi è costata un sacco di soldi, ma ne è valsa la pena.
Il meglio però è arrivato subito dopo: 6 settimane nella meravigliosa Nuova Zelanda. La mia prima tappa è stata Christchurch, la città devastata qualche anno fa da un terremoto, che fatica ancora a riprendersi. Qui ho comprato una nuova macchina fotografica, che ho inaugurato al giardino botanico. Dopo 4 giorni alla bella Dunedin, ospite di amici, ho lasciato più velocemente di quel che avrei voluto l’isola del Sud, non senza aver visto Kaikoura e fatto 47 assaggi di vini diversi in tour ai vigneti di Marlborough.
Due esemplari di spaventosa arte maori
Bypassata a malincuore Windy Wellington, mi sono fermato due settimane a Ohakune, la capitale invernale dell’isola del Nord, punto di partenza per la traversata del Tongariro crossing, il cammino dove hanno girato la prima trilogia del Signore degli Anelli. Nonostante altre escursioni interessanti, come andare in mountain bike sull’Old coach road, dopo una settimana fermo, avevo già voglia di ripartire.
Rispetto all’Australia, la Nuova Zelanda mi è piaciuta molto di più, a parte per la varietà della natura, per la ricchezza culturale e il mix con le popolazioni indigene. Esempi fulgidi sono l’arte Maori a Rotorua o il Festival Pasifika ad Auckland, una città che è entrata nella top 5 delle mie preferite.
Girandola quasi tutta in autostop, imparando tante cose, tra lavoretti in ostelli e couchsurfing, sono riuscito a spendere solo 17€ al giorno. La Nuova Zelanda mi è decisamente entrata nel cuore, anche se verso la fine dei miei 42 giorni di permanenza, ho cominciato a intravederne il suo lato oscuro, un Nazi Goreng polinesiano a base di fish&chips innaffiato di vino tantrico (cit.).
Il primo intensissimo trimestre l’ho completato con un volo transoceanico per il Laos, con un giro in scooter nel Bolaven Plateau, seminario avanzato di travel coaching & spiritual guiding, e l’appendice rigenerante nelle 4.000 isole felici sul Mekong.
Dopo il Laos sono tornato in Thailandia, visitando la regione dell’Isan, e il bellissimo parco di Kao Yai, che non ero mai riuscito a vedere nei miei viaggi precedenti. Passato il delirio del Songkran mi sono fermato fermato nella mia amata Ko Phangan. Dopo mesi di girovagare a ritmi folli, è stato bello avere la propria casa, e una routine salutista che avevo già sperimentato per 4 mesi nel 2009.
L’ennesimo colpo di stato in Thailandia inizialmente non ha cambiato nulla nella vita dell’isola a me tanto cara. Però ho presto scoperto che Ko Phangan, invasa da russi e ormai vittima del suo troppo successo di centro alternativo (e quindi ormai decisamente mainstream), è diventata decisamente più cara. Ma soprattutto tornare ad Agama Yoga che aveva aperto la mia fase “spirituale” nel 2008, si è rivelato per me un po’ come la fine di questo lungo giro di giostra.
Non che non mi interessino più certe pratiche e stili di vita, ma ne ho avuto decisamente abbastanza di certi ambienti pseudo alternativi (e dopo un po’, tutti stereotipati) e di un attitudine un po’ naif. Così dopo un giugno di grande crescita interiore, che si è anche concluso anche in attivo economico, a luglio mi sono rimesso in viaggio.
Dopo qualche giorno ai Cameron Highlands e alla sempre incantevole Penang, durante le celebrazioni dell’Heritage Days, ho lasciato la Malesia per andare alla scoperta di Sumatra, terra di fumi e fumatori maledetti. Dopo 10 giorni nell’idilliaco Lago Toba, regno dei Batak e dei funghi magici, ho passato una settimana a Pulau Weh, che purtroppo è coincisa anche con la fine del Ramadan.
Quel che finora non ho detto e devo invece ammettere è che da Ko Phangan al Lago Toba, cercavo solo posti dove trovare le condizioni per mettermi a scrivere seriamente, visto che negli ultimi giorni in Nuova Zelanda mi era venuta un’idea e una forte voglia di scrivere un libro di pura narrativa. Purtroppo appena tornato in Asia quello stato mentale è scomparso e non è più tornato. Per l’ennesima volta il progetto è rimandato..
Ad agosto sono tornato in Thailandia, per fare l’accompagnatore turistico. Un’esperienza positiva che spero di ripetere. Della Thailandia però nè avevo le palle piene, ma proprio 3 giorni prima di andarmene, sono capitato a Songkhla, dove c’è chi prende e c’è chi dà. Qui mi hanno offerto di insegnare inglese e non mi sono lasciato sfuggire l’occasione di aggiungere il lavoro 3754 al mio personalissimo CV. Purtroppo teacher Cla è durato solo 22 giorni, e quindi passato alla fine di Settembre è arrivato il tempo di tornare.
Razzismo e criminalità, droga e i farang, sono tanti i problemi nascosti che chi decide di andare oltre la superficialità del turismo si trova a dover affrontare chi vuole vivere in Thailandia oggi. Andatomene senza rimpianti, dopo qualche giorno passato a Milano, il 15 ottobre sono andato a Karlsruhe, Germania, dove sono rimasto fino al 21 dicembre.
Mentre lavoravo in un Bed & Breakfast, ho studiato tedesco intensivamente per un mese, e c’è stato poco tempo per viaggiare. Sono comunque riuscito a vedere Strasburgo e la sua inquietante cattedrale, Heidelberg tra storia e modernità, Francoforte e Saarbrucken.
Ma soprattutto sono riuscito prendere parte a Lux Leaks, nel lussuoso Lussemburgo. E prima di tornare a Milano per il gelido Natale, pure a fare una tappa nel little Lichtenstein.