Mi è capitato una volta, contravvenendo a un precetto di San Paolo, che il sole tramontasse sulla mia ira. Anche se dire ira è esagerato – ero solo un pochetto arrabbiato – questo fatto resta comunque un evento assai raro, visto il mio carattere mite. Quella sera il letto si ruppe sotto al mio peso: la congiunzione tra il corpo del letto e la gamba in fondo a destra cedette.
In quel momento ricordo di aver pensato che se quella notte fossi finito al Duat e la dea Maat avesse messo sul piatto della sua bilancia il mio cuore per confrontarlo con la piuma (in realtà, vista la mia formazione cristiana occidentale, credo che pensai all’anima più che al cuore), sicuramente lo avrebbe trovato pesantissimo, e lo avrebbe gettato in pasto ad Ammit, essere mostruoso dalle fauci di coccodrillo.
La dea Maat è la dea dell’ordine cosmico. Per mantenere l’anima leggera e sfuggire alla condanna è necessario riconciliarsi con il mondo, essere in armonia con il cosmo. Mi venne sicuramente anche in mente, a rinforzo dei miei pensieri, il passo dei Salmi che recita: “Sdegnatevi, ma mai fino al peccato”.
Lasciando da parte tutte queste elucubrazioni oniricosincretiche (ma che parola è?), resta il fatto che quella sera ebbi la netta sensazione che il letto si fosse rotto sotto al peso della mia anima.