Se non lo trovano questa volta, è ufficiale: l’aereo non è mai precipitato. Perché ora le ricerche si fanno sul serio: una nave oceanografica, un robot subacqueo hi-tech teleguidato, un'area di ricerca di 40 miglia quadrate. è lì - e solo lì - che può essere caduto il biturboelica Let 410 scomparso al largo dell'isola di Los Roques (Venezuela) il 4 gennaio 2008 con otto turisti italiani a bordo, oltre ai due piloti e ad altri passeggeri, forse quattro o forse otto.
Già, perché nella storia del volo Yv2081 della Transaven non è chiaro nemmeno quante persone ci fossero: una tra le tante anomalie di un giallo che, forse, solo la spedizione in partenza il 21 ottobre prossimo potrà risolvere. Sulla nave della C&C Technologies (azienda Usa specializzata) ci sarà anche una delegazione italiana, composta da un ammiraglio (Giovanni Vitaloni) e da un esperto di incidenti aerei, Mario Pica, ex ufficiale dell'Aeronautica militare. “Abbiamo identificato, con un margine di abbondanza, l'area nella quale il velivolo può essere precipitato e la scandaglieremo per tre settimane, 24 ore su 24, a rastrello”, spiega Pica: “Se l'aereo è caduto veramente lo troviamo. E se non lo troviamo vuol dire che non è mai caduto”.
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