Sul tema delle Smart City - termine e concetto che molto spesso viene abusato e strumentalizzato dai media sulla base dei trend del momento, Orizzontenergia ha intervistato Paolo Ragazzi, specializzato in tecnologie per l’urbanistica e per l'illuminazione, che ci ha raccontato come, un nuovo modello di gestione ed acquisizione dei dati e delle informazioni correlate al vivere urbano, possa trasformare un parco lampade esistente in una rete di sensing urbana, dove l’elemento luminoso diventa nodo di rete. Ma capiamo meglio di cosa si tratta...
Il tema della città consapevole porta oggi alla luce una notevole serie di considerazioni: una di queste è ampiamente condivisa, e vede nella corretta gestione delle informazioni generate dall’attività civile, un elemento dirompente nelle strategie relative a questo settore.
La città viene ripensata e ri-strutturata come consapevole, ma il beneficio ricavato dal nuovo scenario che si delinea, e dai nuovi ruoli che ne emergono, dal punto di vista della comunità, resta in gran parte inesplorato.
Questa affermazione si palesa sia sul versante della sostenibilità energetica, che su quello della fattibilità economica di un nuovo piano di sviluppo dei servizi collegati al vivere urbano.
Un’esperienza sperimentata qualche anno fa nell’ambito di un progetto pilota, ci ha recentemente suggerito un nuovo punto di vista sul mondo della gestione energetica urbana, e nel ricchissimo panorama di tentativi di definizione delle caratteristiche delle tecnologie per i servizi urbani, si contano già numerose ricerche di applicazioni specifiche.
Uno dei tratti limitanti, comuni a tutte queste esperienze, è però quello di definire, di volta in volta, in maniera classica, il quadro dei soggetti coinvolti nella forma specifica di servizio, perdendo di vista il quadro d'insieme.
In questo modo, la visione del fenomeno viene condizionata dai ruoli già attribuiti classicamente agli attori di questo evento civile e, a seconda degli occhiali del ricercatore, il cittadino diventa utente, cliente, consumatore, o, infine, portatore d’interessi.
L'ottica tradizionale che vede il binomio fornitore-cliente, preclude infatti gran parte dei possibili sviluppi delle valenze delle singole soluzioni in relazione ad altri episodi equiparabili: tant’è che in assenza di tale circuito, i soggetti economici tradizionali - circoscritti alle categorie conosciute - stentano a trovare un nuovo possibile ruolo, e viene così trascurata la forte potenzialità derivante dall’unione tra le diverse iniziative assimilabili all’interno di un ambito comune.
Un esempio opportuno è quello dell’illuminazione pubblica, un argomento spesso presente sui tavoli degli assessorati delle amministrazioni comunali, ed in tal senso i temi da affrontare sono diversi: i crescenti costi di gestione, la necessità di razionalizzare la manutenzione, l’impatto energetico, l’efficientamento, solo per elencarne i principali.
Il primo passo è acquisire conoscenza sullo stato esistente della copertura e dell’efficienza del servizio di illuminazione stradale già in opera.
In una seconda fase, viene perfezionato un progetto di sostituzione che riconsidera, grazie all’uso di diverse tecnologie - tutte basate sulle sorgenti SSL (led) - il piano stesso di funzionamento degli apparecchi di illuminazione, prevedendo spegnimenti intelligenti e controllo punto a punto.
Qui si palesa il punto nodale: con modalità adattive alla situazione esistente, il parco lampade diventa rete di sensing, che si coordina, in modo sussidiario e scalabile, con una piattaforma di acquisizione dati. L’elemento luminoso diviene quindi nodo di rete, che permette di progettarne usi più ampi.
Per citare un altro caso collegato, la presenza frequente di aree penalizzate - in cui la realizzazione di servizi minimi (quali appunto l’illuminazione pubblica) si scontra con problemi di investimento - può prevedere forme di sussidiarietà ed integrazione di servizi, in grado di generare tre conseguenze emblematiche:
- Si espande e si qualifica l’offerta di soluzioni tecnologiche, raggiungendo quelli che fino a quel momento erano soggetti esclusi, per i più diversi motivi, dal servizio offerto dalla comunità.
- Sorgono nuove opportunità di sviluppo dei soggetti privati coinvolti, siano gruppi imprenditoriali od aggregazioni di categoria. In sintesi: si aprono nuovi mercati, nascono nuovi profili di utenza.
- Si esce dal modello della filiera e si passa ad un modello a rete che moltiplica funzionalità e validità economica ed ambientale, sia del singolo episodio come del sistema complessivo.
Come è quindi intuibile, il tema del risparmio energetico, è solo una delle preposizioni di valore che possono rendere sostenibile un più ampio piano, dove l’obiettivo è quello di far convergere le singole esperienze nell’insieme di un progetto comune di Sensing Urbano, che generi nuove risorse ed incanali nuove energie al fine di potenziare i benefici condivisi.
In tutto ciò, il ruolo dell’amministratore pubblico, quale arbitro e soggetto attivo, è fondamentale.
In questo senso, gli episodi pilota che stiamo seguendo oggi sono già estremamente promettenti, nelle diverse declinazioni, per dimensione e caratteristiche dei soggetti coinvolti ed è nostra intenzione promuovere un osservatorio sui vari progetti per condividere lo stato dell’arte di questo nuovo modello di rilevamento urbano.