22 Antefatti – Hermanita

Da Blanquita @Blanquita

Taverna del Grillo Alegre, Tortuga, marzo 1665 I due monelli, Blanca e Charlie Field, si tenevano per mano quando entrarono nella taverna. Era difficile comprendere appieno il concetto di morte, a sei anni, soprattutto se nelle ultime settimane si era relegate a casa di zia Dolly e nel frattempo ti era nata una sorella. Anna era nata da due giorni ma a Blanca non era stato ancora permesso di vederla, perché sua madre aveva deciso di morire dandola alla luce, trasformando l’evento in una tragedia. Ora tutti pensavano al funerale e per questo, spalleggiata da Charlie, Blanquita si era presentata al Grillo Alegre per impossessarsi della sorella. Zia Consuelo e zio O’Malley erano appena giunti da Puerto Plata dove risiedevano, sulla costa di Hispaniola, e ora si trovavano di sopra a far visita alla mamma. La nonna sedeva presso il cortile e stringeva al petto Bart, il nipotino che non aveva mai visto. Blanca si avvicinò per scrutare il cuginetto che dormiva placido. Bart aveva circa tre mesi ed era bello, con la pelle ambrata e la boccuccia imbronciata, che si muoveva nel sonno. -Ti piace?-, le chiese l’abuela e Blanca annuì sfiorando con le dita le guance morbide del piccino. La nonna aveva gli occhi arrossati di pianto o commozione ma lei la guardò con espressione torva: -Dov’è papà?- -Di sopra, vuoi vedere la mamma?- -No, voglio mi hermana!-, protestò la bambina. -Guarda.-, le disse Charlie indicando zia Consuelo, che si stava avvicinando. La donna stringeva a sé un fagotto, aveva il naso rosso e gli occhi lucidi, ma le sorrise: -Blanquita mia, vieni!- e sedendosi le mostrò il suo tesoro. Anna era piccolissima, aveva la pelle scura e un ciuffo di capelli le copriva la fronte, ma gli occhi gonfi lasciavano intravedere il blu intenso dei Mackenzie, il marchio inconfondibile che cambiava in certezza i timori di tutti. Anna Mackenzie non era illegittima e non sarebbe stato possibile scusarsi con Jane, che era morta d’emorragia maledicendo tutti. Questa cosa Blanca non la poteva sapere, la conobbe in seguito, ora era estasiata davanti alla sorellina che suggeva latte dal seno della zia. Quasi per protesta, il piccolo Bart emise un vagito, ma la nonna lo cullò, calmandolo. Blanca osservava tutto con reverenziale rispetto, muta, e sentiva d’amare la sorella con tutto il cuore ed era felice di non esser più sola, di aver qualcuno da accudire, come faceva la nonna con lei! Dopo il pasto, fecero sedere Blanca e le misero in braccio la piccina addormentata. La sorella maggiore, goffa ed emozionata, si chinò a baciare la testolina sudata con intima soddisfazione e quando sopraggiunse il papà, si sentì la regina della festa. Lui le sorrise, anche se aveva l’espressione triste e negli occhi arrossati il turchese risaltava più del solito. Incurante di tutto, Blanca si perse in contemplazione della sorellina e quando gliela tolsero dalle braccia, le parve d’avere l’impronta di quel corpicino, come se avesse lasciato un posto vuoto. La nonna le fece indossare un abito nero che si era fatta prestare, non bisognava trascurare il lutto, poi la condusse dalla madre morta. Blanca diede un’occhiata fugace al viso giovane e cinereo, concentrò l’attenzione sulle lunghe dita intrecciate, bianche come il lenzuolo, mentre il gesuita snocciolava preghiere. Blanca abbassò gli occhi perché così facevano tutti, ma aveva fretta di uscire e quando il padre la porto fuori, respirò volentieri l’aria calda del pomeriggio. Dopo la funzione, Sean Mackenzie la portò alla taverna del Boucan, dove trascorse il resto della serata a bere, ricordando la moglie e celebrandola con gli amici e un fiume di lacrime e bestemmie. Blanca, seduta sulle sue ginocchia e con la schiena contro il suo petto, non ascoltava e pensava ad Anna, che dormiva nella culla di legno che solitamente conteneva le uova. Pensava ad Anna che lei avrebbe cresciuto e vestito come una bambola, pettinandole i capelli scuri come i suoi. Anna che aveva gli occhi azzurri come il nonno e il papà, con la boccuccia simile a quella di un pesce quando piangeva senza voce, e il naso piccolo come un bottoncino. Anna, dalle mani minute e le unghie trasparenti, con le palpebre cicciotte e le ciglia nere. Anna con i riccioli in fronte, Anna calda come il pane… e l’affetto riscaldava Blanquita mentre il papà piangeva. Quando padre e figlia rientrarono in casa, la culla di legno era piena di uova. Aggrappandosi al bordo intagliato, Blanca interrogò la nonna, che li attendeva. -Consuelo è andata, O’Malley non poteva attendere oltre, aveva affari a Puerto Plata.-, spiegò al figlio che annuì, sfregando il mento non rasato. -Lo so.-, disse lui piano, come se non fosse più ubriaco. Blanca però si mise a piangere disperata: -Dònde està mi hermanita?- La nonna la prese fra le braccia: -Tia Consuelo la alleverà assieme a Bart, sono piccini entrambi, cresceranno come fratelli.-, le spiegò fra i capelli, baciandole le tempie. Blanca però non aveva pace. Anche la mucca dava il latte, avrebbero potuto pensarci loro, come avevano fatto con il gattino, ma ogni protesta era inutile: Anna era ormai andata… Singhiozzando, la bambina si abbandonò fra le braccia della nonna, mentre il padre si accasciava sul tavolo, nascondendo il volto con le mani. foto dal web

Pubblicato da blanca.mackenzie | Commenti Tag: blanquita 1658 - 1672
                          

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