23 novembre, elezioni regionali in Emilia Romagna: ecco i candidati che si contenderanno la presidenza

Creato il 14 novembre 2014 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

L’Assemblea Regionale è composta da 50 membri, di cui 40 eletti con criterio proporzionale sulla base di liste circoscrizionali provinciali, con sistema maggioritario sulla base dei voti conseguiti dalle coalizioni collegate ai candidati presidenti e un seggio riservato al presidente eletto.  Il 23 novembre ogni elettore riceverà un’unica scheda, su cui potrà esprimere il voto per il candidato presidente e quello per una lista. Si possono dare fino a due preferenze. Nel caso si scelga di esprimerne due è necessario indicare sia un uomo che una donna, pena l’annullamento della seconda preferenza. Gli aventi diritto al voto sono 3.465.707, di cui quasi un milione e 800 mila donne. Comunque vada, il voto regionale cambierà il volto della nostra Regione dopo la lunga presidenza Errani. 
Il leghista Alan Fabbri propone un taglio da 50 a 40 del numero dei consiglieri calcolando un risparmio di 7 milioni di euro l’anno, per 5 anni. “Siamo l’unica alternativa alla sinistra – dice – l’unica speranza di cambiamento per una regione incrostata dal monocolore rosso”. E al primo posto del programma pone i diritti degli emiliano-romagnoli, quelli terremotati in particolare, cui i vari governi nazionali “non hanno finora concesso un solo euro di sgravi fiscali”.  L’alleanza con Forza Italia fa di Fabbri il primo concorrente del pd Stefano Bonaccini, che ha scelto per sé la linea Renzi e che nel programma ha messo al primo punto il lavoro. Parola ripetuta per tre volte, che egli intende sostenere con incentivi alle imprese, specie quelle che puntano in particolare sui giovani. E per questo punta sui 2,5 miliardi di fondi strutturali dell’Ue, sull’innovazione e lo sviluppo della ricerca. Intende giocare sul brand “Emilia Romagna” fatto di prodotti e cibi di qualità, sviluppo sostenibile ed equità sociale su cui puntare per “attrarre investimenti, talenti, capitali e persone”.


Fra i due citati Alessandro Rondoni, Ncd-Udc-Ppe, non pago dell’idea di dare una svolta al Centro Destra, dice di voler “cambiare il modello politico – economico della Regione”.  Per farlo, già in questa fase ha chiamato accanto a sé i ministri del Nuovo Centro Destra. “Serve una Regione più snella e trasparente – dice – meno burocratica e più vicina alla gente”. Per creare sviluppo, ritiene che i territori debbano fare sistema. Alla sinistra di Bonaccini, la lista l’Altra Emilia Romagna rilancia, con Cristina Quintavalla un vecchio tema d’area: “Eliminare il finanziamento alle scuole paritarie”. A questo aggiunge l’idea di rinunciare alle infrastrutture viarie per rafforzare la messa in sicurezza del territorio; e l’idea di fermare le nuove richieste di concessioni  sui lidi del mar Adriatico.  Trasparenza, innovazione, ecologia e limitazione dell’intervento privato nel settore pubblico. Di qui la base di lavoro per Giulia Gibertoni del Movimento 5 Stelle. Non risparmia giudizi sulle dimissioni di Errani, che hanno portato al voto anticipato, e neppure su altri indagati presenti in varie liste.  Ma la Gibertoni, più degli altri candidati, deve fare i conti con Maurizio Mazzanti. “Non siamo la lista degli ex 5Stelle”, ha detto alla conferenza di presentazione il consigliere regionale Favia. Detto chiaro delle contestazioni a Grillo e fedelissimi, Mazzanti e i suoi sostenitori vogliono anche loro una riorganizzazione morale, trasparenza e propongono un deciso contrasto allo “strapotere delle multiutility”. Giulio Donati Articolo pubblicato sul settimanale "il Risveglio" del 14 novembre 2014

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