Da bambina mi piacevano questi numeri doppi.
Mi davano l'eccitazione della coincidenza.
"Ora sta per succedere qualcosa!"
Poi si cresce, e i numeri iniziano a diventare ricordi, più che eccitanti promesse di un magnifico futuro.
In particolare questo numero, il 23, si è fatto beffe di me.
Il mio numero, il mio talismano e porta fortuna.
Ora anniversario di una morte mai completamente accettata.
E mi sento così stupida ancora a pensare a queste cose, così bambina e inadeguata.
Quest'anno avevo comprato dei fiori, non l'avevo ancora fatto. Come se abbellire una tomba fosse accettarne definitivamente la morte. Non sono potuta andare.
Che ironia.
Eppure, tutto questo a un senso a quest'ora della notte, ovviamente. Domani sarò di nuovo me stessa, le cose saranno da fare, la vita mi risucchierà e io avrò perso quel sottile filo che mi sembrava di aver acchiappato oggi in tutto il mio pensare.
E' sempre così. In un momento di luce abbacinante vedi squarci di realtà, vita nuda e cruda. Poi torna il buio, torni a casa, ti riaccomodi nella tua routine. Tutti gli slanci di cambiare, fare, sistemare... tutto ti sembra assurdo.
E' questa la realtà? Oppure lo era quella nello squarcio di luce accecante? A niente valgono i tentativi di richiamare quelle sensazioni. E' troppo comodo infilare di nuovo la testa sotto la sabbia.
Che poi... ha senso tutta questa sbrodolata di parole?
Sono irritante quando parto con queste menate, lo so. Me lo dico da sola!
Stasera brindo a due stelle, e alla donna che le teneva con sé. Alla dignità di affrontare il dolore.