![[...] [...]](http://m2.paperblog.com/i/317/3174752/-L-HQyS7Y.jpeg)
Esposto fuori dagli spazi adibiti all’affissione, mancante del bollo attestante il pagamento dell’imposta comunale sulla pubblicità, insomma, abusivo pure il manifesto. Fin qui niente di strano, in fondo questo accade in una città di merda dove l’abusivismo è ampiamente tollerato. Da chi non si accontenta che venga tollerato, ma chiede addirittura che venga riconosciuto pienamente legittimo, per sanatoria generale, si può pretendere che per l’affissione di un manifesto che lo reclama come diritto passi prima per l’ufficio tributi del comune e poi comunque non sia libero di appiccicarlo dove gli pare? Sarebbe un controsenso, via. Bando all’indignazione, dunque, che d’altronde in una città di merda ha sempre il molesto olezzo di giaggiolo e ciclamino, e lasciamo che l’attenzione perda tensione morale. Guardiamo come è semplice rivoltare un termine irritante come «abusivi» in uno grazioso come «ivisuba»: cosa costerebbe all’ocadnis – pardon, al sindaco – una delibera che operi allo stesso modo? Vorrà mica costringerli all’esasperazione? Ha visto quella freccia bella tosta opposta a quella tutta ammaccata che le si contrappone?