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Creato il 24 luglio 2015 da Malvino
«La scoperta di Kepler 452B – dice Mentana (La7, 23.7.2015) – influirà molto sul nostro futuro», però ci mette un «forse» che probabilmente gli sarà sembrato un doveroso omaggio alla serietà di informazione, metti caso poi su quel pianeta dovessimo trovarci un insopportabile fetore di formaggio andato a male che ci costringa a organizzarci un futuro altrove, e i telespettatori rimangano delusi. È sul «forse» che vale la pena di soffermarci, perché chi parla della scoperta già pregustando leccitazione che proverà nel preparare le valige non merita neppure compassione. Dice niente che Kepler 452B sia a oltre 1400 anni luce? Si tratta di quindici milioni di miliardi di chilometri (15.000.000.000.000.000 km), distanza che un’ipotetica astronave in grado di viaggiare ad una velocità dieci volte maggiore di quella a cui viaggiano le astronavi fin qui realizzate coprirebbe in pressappoco 40 secoli. Trascurando il problema di un generatore di energia in grado di fornirne a sufficienza per un viaggio del genere, a bordo dovrebbero susseguirsi una sessantina di generazioni di astronauti, con l’augurio che scorrano l’una dopo l’altra senza intoppi riproduttivi. Date queste premesse, e ammesso e non concesso che tutto vada liscio, intorno al 6000 d.C. dovremmo essere nei pressi di Kepler 452B, «pianeta gemello», «pianeta cugino», nomignoli affettuosi che già segnalano una certa confidenza. Bene, pare che il parente abbia una massa 60% maggiore della Terra, con quanto ne consegue per la forza di gravità. Su Kepler 452B, per capirci, l’intero corpo umano subirebbe in modo costante l’effetto che qui sulla Terra è il solo sacco scrotale a subire al «forse» di Mentana. Non dovrebbe bastare questo a scoraggiarci dal viaggio?

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