Torino Film Festival 2015: Tom Hiddleston in "High rise" e gli altri film del giorno 3
Terza giornata al Torino Film Festival aperta dall'horror February, esordio alla regia di Osgood Perkins, figlio dell'attore Anthony, il celeberrimo Norman Bates di Psycho. Rose (Lucy Boynton) e Kat (Kiernan Shipka) sono due studentesse di un istituto femminile costrette a rimanere a scuola urante il periodo di vacanza per via dell'assenza dei genitori; intanto un'altra ragazza di nome Joan (Emma Roberts) si sta dirigendo verso la scuola mentre cominciano ad accadere strani eventi. Quasi interamente girato all'interno di una scuola, February è un horror che punta su un'atmosfera inquietante e su una sceneggiatura che si muove tra presente e passato cercando di dare pochi riferimenti allo spettatore. Ma si resta sempre un passo indietro rispetto alle intenzioni, e quando si assesta February rimane un più che convenzionale horror di possessioni demoniache a metafora adolescenziale.
Secondo film di giornata è stato l'attesissimo High rise, nuova regia del regista inglese Ben Weathley, che riunisce un cast di stelle fra cui Tom Hiddleston, Sienna Miller e Jeremy Irons per l'adattamento del romanzo Condominio di J.G. Ballard. Nonostante le aspettative High rise è però una grossolana satira sottoforma di metafora sociale, che guarda al lato più nero del capitalismo in un film incentrato sulla distruzione delle gerarchie di classe in una lotta di tutti contro tutti fino all'anarchia. Un po' fuori tempo massimo per tematiche ed intenzioni, Weathley pecca soprattutto in sguardo e in un approccio alla materia greve e didascalico.
Giornata proseguita con Under the electric clouds di Alekseij German Jr, già presentato al Festival di Berlino quest'anno. In sette capitoli German racconta un'elegia malinconica sulla Russia sospesa tra il proprio passato e il proprio futuro, tra la voglia di innovazione e la nostalgia per la purezza dei valori che la modernità sembra aver perduto e non sa più cercare. Opera raffinata ed elegante, capace di conquistare con un sentimento che oscilla tra la speranza e la tristezza.
Presentato nella sezione "Festa Mobile" del Festival il film London Road di Rufus Norris: la tranquillità nella contea di London Road viene interrotta quando un serial killer uccide cinque prostitute della zona. Ispirato all'omonima opera teatrale, London Road è un mix di musical e giallo con tocchi tipici dell'ironia British. Se il ritmo è comunque sostenuto, il fatto che il film non dica quasi nulla e poggi su una trama esilissima lo rende simpatico quanto immediatamente dimenticabile. In serata sono state presentate invece alla stampa due opere provenienti dalla sezione "After Hours": Hellions di Bruce McDonald ed Evolution della regista Lucille Hadzihalilovic.
Il primo è un mediocre horror derivativo che guarda come riferimenti a Rosemary's baby di Roman Polanski e al cinema di John Carpenter; pur azzeccando qualche momento, la mancanza di idee e di originalità la fanno da padrone. Di ben altro spessore Evolution, in cui un gruppo di madri porta i rispettivi figli su un'isola deserta per alcuni esperimenti. Uno di loro proverà a scappare una volta scoperta la verità. Una sorta di racconto di formazione tragico e virato su un tono inquietante ed onirico, visivamente elegante e misterioso anche se la sceneggiatura a volte fatica troppo, prendendo molte strade ma non trovando una sua identità precisa.
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