Photo: courtesy of 24° FCAAAL
Costa d’Avorio, città d’Abidjan, quartiere di Yopougon – Aya e le sue amiche si dividono tra casa, studio e divertimento. Le tre giovani si supportano nelle reciproche marachelle, anche se Aya è la più coscienziosa e meno incline alle frivolezze tipiche della sua età. Figlie di famiglie che vivono nel quartiere popolare della città, in cui tutti lavorano e hanno le ambizioni più disparate, le giovani sono alla ricerca del buon partito con cui costruire una famiglia e una vita felice. Tranne Aya che alle tre “C” (casa, compagno, commessa) preferirebbe la facoltà di medicina e una totale indipendenza.
Photo: courtesy of 24° FCAAAL
Ben presto i nodi verranno al pettine e i normali problemi delle ragazzine, i fraintendimenti in cui spesso inciampano quando prese dall’infatuazione del mese, le piccole bugie che sfuggono dal loro controllo, i mille tranelli emergeranno dando vita ad una saga familiare tanto divertente quanto realistica. Matrimoni non corrisposti, tradimenti, bugie e molto altro: c’è veramente di tutto in questa commedia dolce davvero singolare.
Particolare è anche il fatto che per narrarla si sia preferita una colorata animazione, in cui gli stacchetti pubblicitari che scorrono in TV sono l’unica parte recitata da persone in carne ed ossa; ed è un caso più unico che raro che il film batta bandiera della Costa d’Avorio (!), luogo in cui questa forma di espressione cinematografica non è in auge.
Il risultato è un cartone animato intelligente, ricchissimo di significati, forse adatto più ai giovani e agli adulti che ad infanti, anche se i colori, la delicatezza della narrazione e l’assenza di elementi che possano turbare, rendono la visione possibile anche ad occhi innocenti.
Photo: courtesy of 24° FCAAAL
Sorprende scoprire che i problemi che credevamo solo nostri in realtà siano senza terra di origine: la protezione della famiglia, l’onore di una donna, il rispetto della compagna e la mortificazione della menzogna sono concetti condivisi che non variano con il mutare di parallelo e meridiano. Gli adolescenti sono leggeri e inclini al combinar disastri nello stesso modo in questo o quel continente. E la protezione di un padre per una figlia è un istinto naturale senza confine.
L’opera eccelle proprio per il modo in cui racconta una favola dagli insegnamenti fondamentali e profondi; per riuscire a far ridere una platea dei propri difetti; e per dipingere la quotidianità con colori sgargianti. Non stupisce quindi scoprire che la storia sia frutto della collaborazione tra moglie e marito: lei (Marguerite Abouet) ha creato il personaggio di Aya e le strisce della graphic novel, lui (Clément Oubrerie) le ha illustrate. Lei è ivoriana, lui è francese. L’unione di due continenti ha fatto emergere l’universalità di famiglia, adolescenza e sentimenti.
E’ un peccato quindi scoprire che non ci sarà una replica. Un singolo passaggio a inizio Festival impone una calda segnalazione che sproni a un fuori programma. Perché “Aya de Yopougon” è un’animazione deliziosa che strappa sorrisi e non dimentica nessun aspetto delle giovani fanciulle e dei maschietti farfalloni, vedere per credere
Vissia Menza
Photo: courtesy of 24° FCAAAL