11 febbraio 2014 Lascia un commento
Nella seconda meta’ del decennio ’70, negli USA impazzava la disco, nella vecchia Europa il prog rock viveva uno sconsolante ed inevitabile declino, in Italia avevamo i cantautori – per dire la tristezza – ma presto tutto quanto sarebbe stato spazzato via dalla nuova onda inglese che dai Sex Pistols in poi, avrebbe ridefinito totalmente i suoni del decennio successivo con marosi che ancora oggi bagnano le nostre coste.
Al centro dell’uragano vi furono alcuni personaggi chiave e uno di questi fu Tony Wilson, giornalista televisivo prima, discografico poi, uno dei fondatori della "Factory Records" che e’ come dire una cosa grandissima e bellissima. Ecco, il film parla di questo, di musica, di Wilson, di Manchester quindi dei Sex Pistols ma anche Joy Division/New Order, A Certain Ratio, Buzzcocks, Happy Mondays e tutta la "Factory" non quella warholiana s’intende.
Tra realta’ e leggenda la vicenda si snoda attraverso i ricordi di Wilson interpretato da un fantastico Steve Coogan, che recita e si rivolge al pubblico in una narrazione scanzonata che punta piu’ a ricreare un’atmosfera piuttosto che una ferrea e disciplinata sequenza dei fatti. Merito dell’impostazione voluta da Winterbottom, e’ una continua e divertentissima sorpresa accentuata dalla nostalgia del rivedere i protagonisti di tanti ascolti anche attraverso spezzoni originali dell’epoca che impreziosiscono la fiction e curiosissimi cameo dei veri protagonisti scongelati per l’occasione.
Si potrebbe azzardare che il film sia un vero e proprio documentario, tale e’ la partecipazione di Wilson e degli altri personaggi nel narrare cio’ che avvenne e fu, percio’ il prodotto finito ha poco a che spartire con quanto gia’ visto sino ad oggi, in meglio ovviamente.
Per chi c’era, film fondamentale e non certo per nostalgia, per chi e’ arrivato dopo, una bella lezioncina di storia.