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La trama (con parole mie): Jack Bauer si è ormai ritirato dall'azione, e lavora fianco a fianco con il segretario della difesa James Heller, oltre ad essere sentimentalmente legato a sua figlia.Quando un treno deraglia all'alba di un giorno apparentemente normale di impegni politici si innesca un turbinio di eventi che vede come prima apparente vittima proprio Heller: a questo punto Bauer si troverà costretto a tornare a lavorare per il CTU, proprio mentre le trame si infittiranno rivelando ora dopo ora il diabolico piano di un'organizzazione terroristica facente capo al temibile Habib Marwan, da anni infiltrato nel sistema sociale statunitense.
Come ogni anno, torna puntuale come un orologio il recupero di una delle serie simbolo del primo decennio degli anni zero, giunta in casa Ford alla quarta stagione sempre nel segno del reazionario, granitico, inarrestabile Jack Bauer, protatonista tutto d'un pezzo in grado di fare la fortuna recente di Kiefer Sutherland, definendone, di fatto, la definitiva consacrazione come action hero, pur se del piccolo schermo.E da subito occorre una precisazione: Bauer non mi ha mai fatto impazzire, eroe - o più facilmente antieroe - inaffondabile e glaciale come viene presentato, e nelle prime stagioni avevo decisamente patito la mancanza di empatia con il protagonista della serie, benchè mi sia sempre goduto il ritmo serratissimo ed i continui cambi di fronte della narrazione.
Con questa quarta, incredibile stagione, però, non solo lui pare riscattarsi - pur rimanendo sostanzialmente inalterato - sfoderando una serie di momenti già cult - da urlo la minaccia al medico nel corso dell'operazione che potrebbe salvare il quasi ex marito della sua compagna perchè lo stesso chirurgo interrompa l'intervento e faccia il possibile per stabilizzare un testimone chiave ferito - ed aprendo, con la conclusione, scenari completamente nuovi per il prodotto nel suo complesso, ma l'intero comparto tecnico e narrativo pare ingranare una marcia in più rispetto alle precedenti annate, regalando al pubblico ventiquattro episodi da cardiopalma, con continui ribaltamenti di fronte, un nemico tosto oltre misura - Habib Marwan, che ha generato tormentoni continui per la pronuncia del suo nome tra me e Julez - ritorni attesissimi - Tony Almeyda e David Palmer -, agganci ottimi - la killer svelatasi negli ultimi episodi ed il suo legame con il passato dello stesso Palmer -, sneak peaks a ripetizione, sparatorie, morti ammazzati, intrighi politici - sono curioso di come si evolverà la questione cinese -, centrali nucleari a rischio collasso, aerei dirottati e fatti precipitare, inseguimenti e di nuovo fughe.Una vera e propria sarabanda di eventi che nel genere aveva un precedente soltanto nelle migliori stagioni di Alias - altra serie amatissima in casa Ford -, e lascia ben sperare per il quinto giro sulla giostra guidata dal vecchio Bauer, sempre più simile ad una sorta di legalizzato giustiziere della notte, scatenato con i nemici e, a volte, perfino con gli amici pur di arrivare a proteggere i suoi amatissimi Usa.Da questo punto di vista la figura del ritrovatosi agente assume un'importanza notevole anche a livello storico e sociale, quasi fosse un'incarnazione di quella parte degli States che reagì con furia e quasi insana determinazione al dramma dell'undici settembre: queste sono le stelle e strisce del bushismo, quelle che non trovano mezze misure nella loro guerra al terrore, che divengono radicali come i nemici che le minacciano, che attraverso le decisioni dell'analista Edgar, del segretario Heller, di Palmer, Michelle Dessler e, ovviamente, lo stesso Jack passano un messaggio chiaro ed inquietante quanto gli scenari per i quali sono costretti a combattere.La loro strenua lotta pare infatti suggerire che di fronte al terrore e alla minaccia non ci sia altra scelta se non una reazione di uguale - ed ovviamente contraria - intensità, che deve essere perseguita anche quando i sacrifici che richiede sono legati alle persone che più amiamo: una sorta di dottrina da "duri e puri" che non incontra certo molti dei miei favori, ma che è resa magnificamente e, nonostante le differenze ideologiche, appassiona e lega ai personaggi dal primo all'ultimo minuto di quest'epopea in tempo reale.
MrFord
"Got in a little hometown jam so they put a rifle in my hand
sent me off to a foreign land to go and kill the yellow man
born in the Usa.
I was born in the Usa.
I was born in the Usa.
I was born in the Usa.
Born in the Usa."
Bruce Springsteen - "Born in the Usa" -
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