Accade a volte che ogni cosa nota ti si ripresenti all’improvviso secondo una sorta di fatica convalescente. A volte accade dopo il molto silenzio di una caduta nel pieno di una lacuna, colto il limite di una qualche annosa discorsività. O dopo una strana bulimia di passi che fuggono ma quello da cui scappano li azzanna a ogni falcata cosicché non è vero che fuggono perché rimangono tutt’al più fermi e mangiati. Penso che il vero incontro con le cose, che il vero incontro tra persone, accada assai di rado. Penso però che quando accade è perché il cuore degli uomini è sempre mosso dalla stessa forza priva di aggettivi che smuove le masse del mondo, che appicca guerre o vara bastimenti carichi di pietà. Forse le rare volte che ci muoviamo veramente, o che siamo mossi da qualcuno o da qualcosa, ci muove una forza che abbiamo solo in custodia, che non ci confessiamo quasi mai, che per lungo tempo può sparire come un giorno si può imporre soltanto per azzerarci la salivazione. E non rispondiamo noi. Ma quello che ci viene incontro e non può sorprenderci che arrivi ma neanche essere previsto, perché è semplicemente il guanto rivoltato che calzava poco prima la nostra stessa mano.
