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Creato il 01 luglio 2014 da Francosenia

sonno

Appare importante analizzare le nuove forme di alienazione legate al capitalismo moderno. Jonathan Crary, in un suo recente libro, tratta della colonizzazione del sonno da parte del mondo della merce. Il capitalismo deve diventare attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per poter aumentare le sue capacità produttive. "Data la sua profonda inutilità ed il suo carattere essenzialmente passivo, il sonno, che ha anche il torto di causare delle perdite incalcolabili in termini di tempi di produzione, di circolazione e di consumo, sarà sempre l'obiettivo di un'esigenza 24/7", analizza Crary. Il sonno finora ha permesso una rottura dei ritmi del mercato ed una perdita di tempo per il capitalismo. Oramai la morsa della logica economica si estende a numerosi bisogni indispensabili, come la fame, la sete, il desiderio sessuale e perfino l'amicizia. Tuttavia, non è possibile estrarre valore da dei bisogni come il sonno.
Molte persone si alzano di notte per controllare i loro messaggi di posta elettronica o per accedere ai loro dati. E' questo un fenomeno che non smette di crescere. Lo "stand by" si impone agli essere umani, come alle macchine. L'apparecchio, ed ora l'individuo, viene messo in uno stato di disponibilità a bassa intensità. Il tempo del sonno non si distingue più dal tempo di attività. Con una tale evoluzione si viene a produrre una distruzione sensoriale, tra cui segnatamente quella della vista. "Contrariamente a ciò che molti affermano, stiamo assistendo ad un indebolimento delle capacità mentali e percettive, piuttosto che alla loro espansione e modulazione", constata Cary. Il flusso di immagini e di informazioni distrugge la memoria. Il capitalismo moderno si appoggia ad una novità perpetua, anche se i meccanismi di potere e di controllo rimangono gli stessi. Il capitalismo cerca di ridurre il tempo superfluo della riflessione e della contemplazione. E' l'immediatezza quella che predomina, a detrimento di una visione a medio termine. Il capitalismo colonizza ogni momento della nostra esistenza. "Sembra che oggi non ci sia più un solo istante della vita degli individui che non sia modellato, contaminato o controllato da un dispositivo", è l'analisi del filosofo Giorgio Agamben. La marginalità culturale deve lasciare il posto al profitto di un comportamento blando ed addolcito. Una temporalità simile impone un nuovo conformismo. "Una nuova piattezza prospera ovunque questo consumo accelerato diviene la norma", osserva Crary. Anche il collettivo Tiqqun descrive una civiltà nella quale siamo diventati cittadini inoffensivi e malleabili. "Anche in assenza di qualsiasi vincolo diretto, scegliamo di fare quello che si suppone che facciamo; permettiamo che la gestione dei nostri corpi, delle nostre idee, dei nostri svaghi e di tutti i nostri bisogni immaginari ci venga imposta dall'esterno".
Henri Lefebvre critica la temporalità monotona e ciclica della vita quotidiana. Ma allo stesso tempo analizza le evoluzioni del capitalismo moderno che impone un'artificializzazione della vita e delle relazioni umane. "L'ambito sociale dialogico della piazza del mercato o della fiera viene sostituito dallo shopping, il ritorno periodico delle feste tradizionali viene soppiantato da un tempo libero mercantilizzato, ed un successione senza fine di bisogni inganevoli viene creata da tutte le parti, in modo da svalorizzare e denigrare gli atti semplici", descrive Crary. Negli anni 1950, Henri Lefebvre e Guy Debord analizzano l'occupazione della vita quotidiana da parte del consumo, dall'intrattenimento e dallo spettacolo. Le rivolte del 1968 tentano di riconquistare il terreno della vita quotidiana contro la sua istituzionalizzazione e la sua specializzazione.
Nel 1990, Gilles Deleuze osserva uno spostamento delle società disciplinari verso le società di controllo. L'autorità non viene più imposta unicamente da delle istituzioni come la scuola, la famiglia o il lavoro. I meccanismi di comando e gli effetti della normalizzazione si diffondono nell'insieme della società. La mutazione del capitalismo, con il neoliberismo e le nuove tecnologie, impone delle nuove forme di sottomissione all'autorità. Se il potere disciplinare perdura, la società di controllo si confonde con la società di consumo che impone nuovi bisogni e desideri. Prima di Deleuze, Guy Debord sottolinea che il dominio penetra l'esistenza individuale con un'intensità e un'integralità nuova.
L'avvento della televisione permette l'emergere di questo capitalismo 24/7. Lo schermo può restare acceso in permanenza e gli individui diventano saturi di immagini e di video. Un senso di vuoto si impadronisce degli individui che crollano sul divano per guardare la televisione. Ma quest'attività non procura alcun piacere o forte emozione. "E' il tratto principale di quest'era di dipendenza tecnologica: il fatto che si possa voler tornare ancora e di nuovo a questa sorta di vacuità neutra, mentre essa è deprivata di ogni minima intensità emotiva". Le macchine neutralizzano, disattivano e derubano gli individui del loro tempo.
L'alienazione tecnologica caratterizza la nostra epoca dominata dalla macchina. La nozione di reificazione descrive un tale fenomeno. La comunicazione digitale, la superficialità e la falsità distruggono le relazioni umane. "Ciò implica paradossalmente che gli individui si mettono a personificare l'inerte e l'inanimato". I romanzi di fantascienza di Philip K. Dick si concentrano spesso sull'individuo che cerca di lottare per sopravvivere al deterioramento del mondo. Il film "Blade Runner" viene girato all'inizio degli anni di Reagan e della Tatcher. Descrive un mondo interamente dominato dalla merce. "Rende emozionalmente credibile questo scivolamento inquietante dove i prodotti tecnologici delle grandi firme diventano oggetto di tutti i nostri desideri e di tutte le nostre speranze". Le macchine e gli esseri umani diventano interscambiabili. I ricordi umani si confondono con gli impianti di memoria prefabbricata. Il consumo forma ed orienta i desideri individuali. Internet propone pornografia e videogiochi violenti- Solo il desiderio di emancipazione rimane assente. "Quel che oggi è inammissibile in un tale ambiente è qualsiasi aspirazione al capovolgimento collettivo delle situazioni onnipresenti di isolamento sociale, di ingiustizia economica e di egoismo obbligatorio", sottolinea Cary.
In un tale panorama implacabile, la logica del capitale sembra formare interamente la nostra esistenza. Ma possono emergere delle possibilità di spezzare quest'uniformità mercantile. I surrealisti insistevano sull'importanza sociale del sogno e dell'immaginazione. Questa dimensione onirica deve alimentare una rivoluzione sul terreno della vita quotidiana. André Breton ed i surrealisti lavorano per sopprimere la separazione tra il sogno e l'azione. L'attività rivoluzionaria si deve appoggiare sull'utopia e sul desiderio. Il sogno deve permettere di risvegliar il desiderio di "spazzar via il mondo capitalista".
La contestazione degli anni 1960 si appoggiava ugualmente sul desiderio e sulla prospettiva di re-incantare il quotidiano. L'inventiva dei nuovi collettivi e l'emergere delle nuove soggettività alimentava allora questo fermento contestatario. Si sviluppavano delle nuove questioni che rimettevano tutto in causa. "Si combinava l'occupazione e l'attivazione di nuovi spazi sociali, la rivendicazione di concretti disindividualizzanti del corpo e del sé, le sperimentazioni sul linguaggio e sulle forme di scambio alternative, l'invenzione di nuove sessualità", descrive Cary. La felicità non proveniva più dalla proprietà, dalle merci e dal successo sociale ma al contrario emergeva direttamente dall'azione collettiva. Anche la necessità e la centralità del lavoro, veniva contestata.
Guy Debord si concentra sui consigli operai e sull'auto-organizzazione del proletariato. Ma s'interroga sulle circostanze che impediscono o che favoriscono le possibilità di un'azione collettiva. Osserva una distruzione delle relazioni umane. La capacità di incontrarsi è sostituita "da un fatto allucinatorio sociale: la falsa coscienza dell'incontro, l'illusione dell'incontro". Questa riflessione permette di sottolineare i limiti delle rete sociali che producono solo incontri artificiali. "In modo più specifico: quali sono gli incontri suscettibili di generare delle nuove configurazioni, delle nuove capacità d'insurrezione?", si interroga Cary. Lo spazio e la temporalità degli incontri politici devono ancora essere trovati.
Ma Jonathan Cary insiste a seguire dei percorsi pertinenti. La lotta sociale deve diffondere delle pratiche di lotta, ma deve anche creare spazi di incontro per poter uscire dall'isolamento e dalla routine del quotidiano. Un movimento di lotta contro lo sfruttamento e l'alienazione deve appoggiarsi all'utopia, all'immaginazione, al sogno e al desiderio.

fonte:  Jonathan Crary, 24/7. Le capitalisme à l’assaut du sommeil, traduit par Grégoire Chamayou, La Découverte, 2014


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