Torino Film Festival 2015, giorno 5: la "Brooklyn" di Saoirse Ronan e le "Arabian nights"
Quinta giornata al Torino Film Festival con la presentazione in anteprima di Brooklyn, nuovo lavoro del regista John Crowley, con l'attrice Saoirse Ronan. Anni '50: Ellis Lacey (Saoirse Ronan) è una ragazza irlandese che lascia lavoro e famiglia per partire verso gli Stati Uniti: lì troverà l'amore e la felicità, fino a quando una tragedia non la costringerà a tornare in madrepatria. Melodramma dal sapore vintage, messo in scena con eleganza e forte di un ottima Saoirse Ronan, ma dall'estetica patinata e con un approccio illustrativo alla vicenda, incapace di uscire dalle maglie di un convenzionale melò che parla di passato e ricerca di una nuova vita, ma risulta freddo proprio sul lato sentimentale.
La quinta giornata al Festival è stata segnata anche dalla visione della prima parte della trilogia di The Arabian nights, diretta dal regista portoghese Miguel Gomes e presentata nella sezione "Festa Mobile". Ispirato nella struttura narrativa a Le mille e una notte, il film è una metafora in chiave fiabesca e metaforica della crisi economica portoghese ed europea degli ultimi anni, raccontata attraverso tre macro-episodi ambientati nel Portogallo di oggi. Opera affascinante e libera, con un grande controllo della narrazione e della messa in scena, nonché vivida di possibili chiavi di lettura; ma ci riserviamo di parlarne approfonditamente dopo aver visto anche la seconda e la terza parte.
Ieri è stato il giorno anche di The forbidden room, nuova, incatalogabile opera del regista Guy Maddin, famoso tra i cinefili per il suo sguardo innovativo ed espressionista che celebra l'epoca del muto. Il particolarissimo film narra le peripezie di un sottomarino che sta per esplodere e la missione di salvataggio di un coraggioso taglialegna che deve recuperare la fidanzata, rapita da una tribù indigena. Una pellicola mesmerizzante e dal grande impatto: Maddin firma un tour de force visivo fatto di associazioni di immagini in un film strutturato come una matrioska narrativa in cui più storie si intrecciano. Uso del technicolor e didascalie sullo schermo che omaggiano il cinema muto passando dal melò all'horror al cinema d'avventura, sempre visti con un occhio personale. Un'esperienza cinematografica il cui unico grande difetto è forse la sua inacessibilità a un pubblico non da festival.
Presentato nella sezione "Festa Mobile" anche il mediocre Just Jim, esordio alla regia del giovane attore Craig Roberts. La storia è quella di Jim (Craig Roberts), adolescente solitario e inviso da famiglia ed amici. La situazione cambia quando il misterioso Dean (Emile Hirsch) aiuta il ragazzo a diventare più popolare, fino a quando gli eventi non finiscono per degenerare. Una black comedy che mescola gli stereotipi sulle "cattive abitudini" provando ad indagare con toni grotteschi sull'anima nera di ognuno di noi: ma è cinema vecchio e fuori tempo massimo per idee e relizzazione.
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