“25 Aprile” Liberazione ….ma siamo sicuri??
Mi
permetto di dare una versione diversa di questa ricorrenza.
Tutti
parlano dell’Italia liberata, noi vorremmo parlare dell’Italia da
liberare. Perché una Nazione quando sembra incapace di
autodeterminare il proprio destino non può dirsi libera.
Così come
un popolo che, per un motivo o per l’altro, si sente privato della
possibilità di scegliere il proprio governo non può dirsi libero.
Non ci sono altre parole per definire una situazione come quella di
oggi in cui poche persone, chiuse dentro una stanza, nominano in nome
e per conto degli italiani centinaia di parlamentari grazie ad una
legge elettorale oligarchica.
Per non parlare di un premier, o di un
programma da realizzare, o di una coalizione di governo mai votati
direttamente dagli italiani, ma che nascono come frutto di alchimie
di Palazzo, quando non sono direttamente figli d’interessi
geoeconomici internazionali.
Ci dispiace, ma l’Italia è ancora da
liberare.
Dall’utopia delle larghe intese tanto per cominciare, in
una Nazione dove i partiti non riescono neppure a trovare le piccole
intese all’interno della propria classe dirigente.
Dall’ipocrisia
dei “saggi” che occupano da anni posizioni di potere enormi ma
scoprono ora l’acqua calda della disoccupazione, dei salari da
fame, della tassazione infernale, della giustizia che non funziona,
dell’ordinamento costituzionale da riformare, dei servizi sociali e
scolastici stremati dopo anni di accettate.
I saggi dovrebbero
indicare le soluzioni, non elencare problemi. Quelli li conosciamo
bene, perché frequentiamo anche noi internet, ma pure i mercati
rionali, le strade, le scuole, i centri per l’impiego, i Comuni, le
aziende in crisi e quelle che “tirano la carretta”, insomma
conosciamo la trincea della vita reale.
Potevamo far finta di
credere alla favola di Pd, Ncd e Lista Monti che seduti intorno ad un
tavolo traggono dalla relazione dei saggi le risposte concrete che
servono, quando la pensano in maniera diametralmente opposta su tutti
i temi più importanti sul piatto della nostra epoca?
Noi no. Non è
un pregiudizio il nostro, ma un postgiudizio.
L’abbiamo già
sentita questa storiella, si chiamava governo Monti e poi governo
Letta ed oggi la solfa continua con il governo Renzi, questi non ha
dato i frutti sperati, per usare un eufemismo.
Domenico
Muollo
Membro
consiglio Nazionale
Fratelli
d’Italia – Alleanza Nazionale





