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25 aprile, sempre più amaro

Da Paolob

Il 25 aprile, la festa di tutte le feste, la data che ha permesso a questo disastrato paese di essere, almeno fino a prova contraria, libero e democratico, si celebra oggi. Non è una festa di unità, nonostante le ciance di qualche politico. Questa è la festa di chi ha vinto. È la festa del bene, della parte giusta che ha sconfitto quella del male e quella sbagliata. Nessuna pietà, nessuna riconciliazione, nessun perdono. Quello che questo paese ha dovuto subire in quel ventennio, guerra e persecuzioni, non può essere dimenticato. Anzi. Ogni anno deve essere ricordato, con sempre maggiore forza, con determinazione. Ma questo è un paese senza memoria, senza storia, senza cultura, senza senso civico e senza solidarietà. È ormai un paese alla deriva che cerca ogni giorno di fottere il prossimo, avanzare con il trucco, fare soldi con la finanza creativa. Non so chi è d’accordo con me, ma fondamentalmente ormai non mi interessa più. Se dopo il sacrificio di migliaia di persone, disinteressate e solo con lo spirito di salvare il paese, oggi dobbiamo avere avuto al governo fascisti dichiarati, presidenti di regione che sarebbero impresentabili anche durante il ventennio, schifosi para-cattolici di destra che professano odio, corruzione e deviazioni di ogni tipo, credo che il paese sia insalvabile, ormai pronto all’esplosione definitiva. Sono i miei figli che mi preoccupano, sennò avrei già mollato gli ormeggi e sarei già migrato verso luoghi che almeno hanno ancora l’orgoglio e la forza del proprio passato. E che non puzzano come il nostro. Ci rimane il ricordo di tanti giovani - comunisti in grandissima parte, ricordatevi! - che a proprie spese e con il sacrificio della propria vita hanno permesso a tutti noi oggi di viaggiare, fare i weekend, andare agli happy hour,  votare ogni due per tre... Italia mia, sei proprio in fondo.

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