Una delle pochissime cose in comune tra Italia e Australia e’ il fatto che il 25 Aprile e’ festa nazionale. Curiosamente, gli italiani ricordano la liberazione dal nazifascismo, e quindi la seconda guerra mondiale, mentre gli aussie il 25 di aprile ricordano la prima guerra mondiale, e’ piu’ in dettaglio la battaglia di Gallipoli, avvenuta in Turchia. Il giorno e’ conosciuto da queste parti come ANZAC day (Australian and New Zealand Army Corps) e nel tempo e’ diventato il giorno in cui si commemorano i caduti sotto le armi d’Australia – appunto – e Nuova Zelanda.
25 Aprile in Australia
Per commemorare l’ANZAC day gli australiani hanno inventato gli Anzac cookies. Il 25 aprile la gente si ritrova prima del sorgere del sole per ricordare lo sbarco a Gallipoli avventuto prima dell’alba. In quei momenti si canta e si prega tutti insieme per i caduti. Il primo ministro quest’anno e’ volata a Gallipoli assieme al solito stuolo di australiani e neo zelandesi che vanno ogni anno in Turchia per commemorare l’evento.
La gente comune il 25 aprile si ritrova nei pub a giocare a two-up, le famigliole fanno i pic-nic, la nazione e’ in festa, i telegiornali fanno collegamenti da tutte le parti (cimiteri militari / campi di battaglia in Francia, Turchia, etc, piu’ varie citta’ aussie etc) per commemorare l’evento.
25 Aprile in Italia
Il 25 Aprile in Italia e’ a parole la festa con cui gli italiani ricordano la liberazione dalla dittatura, l’inizio di fatto della democrazia. In teoria si dovrebbero piangere i caduti e ricordare le sofferenze passate, ringraziare il cielo di essere finiti dalla parte “fortunata” del mondo e di non aver fatto la fine dell’ est Europa che dopo la guerra e’ finito sotto la morsa di regimi comunisti.
In teoria si dovrebbe ricordare con onesta’ che c’e’ stato un periodo (l’ennesimo) in cui abbiamo seguito l’uomo forte, far tesoro dell’esperienza e capire che non e’ con il messia di turno che si risolvono i problemi. In teoria si dovrebbe ricordare con orgoglio che l’Italia non solo ha perso la guerra: l’ha anche vinta, perche’ ad un certo punto L’Italia s’e’ desta, e’ scoppiata la guerra civile, i nostri nonni hanno capito che si stava seguendo l’uomo sbagliato, ci si e’ accorti che gli italiani sono gente buona, che le teorie della razza sono buone solo per i crucchi di merda.
In pratica invece, una parte del paese ha trasformato negli anni la festa della liberazione in una festa di partito. Meta’ della popolazione non ci sta, ma non perche’ si rispecchi ancora nel fascismo: solo perche’ non ci sta a scendere in piazza con le falci e i martelli svolazzanti sopra la testa. Tutto qua. Perche’ il 25 aprile meta’ della popolazione vorrebbe ricordare i caduti senza dividerli in quelli buoni e quelli cattivi; vorrebbe ricordare che il paese si e’ salvato il culo sia durante la guerra ma anche dopo, perche’ se i comunisti prendevano il potere dopo la guerra col cazzo che entravamo nel G8. E invece no: si canta Bella Ciao, si maledice il nemico immaginario, si fomenta l’odio. Bene cosi’.
Si dovrebbe ricordare, in conclusione, che non ha vinto una parte o perso una parte, ma abbiamo vinto tutti, insieme, partecipando chi prima e chi dopo. Abbiamo vinto, ci siamo tolti dai coglioni il re, abbiamo avuto gli anni del boom, abbiamo dato al mondo la Vespa e la nutella, la dolcevita e i paparazzi, le auto piu’ belle del mondo e la moda che tutti ci invidiano, la pizza e il tiramisu’. Immaginate se i partigiani comunisti avessero vinto le elezioni dopo la guerra invece.
E allora, invece di mettersi una mano sul cuore e cantare l’inno, ricordando gli errori passati e cercando di non ripeterli, in Italia come sempre scoppia il caos e la si butta nella solita baruffa da teatro. I telegiornali raccontano degli sfregi, degli scontri, del sindaco che non vuole partecipare, dei partigiani che non vogliono il sindaco, e tutto finisce come al solito con tutti che mandano a fanculo tutti.
Morale
Queste sono le due facce del 25 aprile, ai due capi del pianeta. Uno e’ il 25 aprile di una decadente cultura millenaria cui tutto il mondo deve qualcosa ma che nel 2012 e’ simbolo di banana, mentre l’altro e’ il 25 aprile di un paese che non avra’ storia, certo, ma almeno, beati loro, e’ un paese civile.
Contromorale
(poi, beh. Facile parlare quando le guerre le vai a combattere a casa degli altri. Ci fosse stata una guerra in Australia, vorrei vedere).