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Non c'è una regola precisa sul numero di cose di cui parlare, a me ne sono venute fuori venticinque.
1) Ho sempre un rapporto ambivalente con quello che scrivo: un po' lo amo, un po' lo odio.
2) Ascoltare musica mentre scrivo è fondamentale per me, solo così riesco davvero a immergermi in una realtà parallela, a dimenticarmi di tutto e tutti.
3) Per scrivere devo isolarmi, non devo avere persone intorno, televisione, radio o rumori di alcun genere (tranne la musica che decido io).
4) Internet è la mia principale distrazione quando scrivo, devo costringermi a non guardare in continuazione la posta o a vagare per il web.
5) Quando vado in giro passo buona parte del tempo a osservare la gente pensando a come usare nelle mie storie quello che fa, com'è vestita, come parla e come si muove.
6) I miei personaggi hanno sempre un tratto caratteristico preso da amici e conoscenti. Col tempo però si affrancano e pretendono una personalità tutta loro.
7) Sono maniacale nella revisione, ipercritica e pignola fino alla nausea. Se scopro miei refusi e errori, mi irrito moltissimo e penso: "Ma come diavolo è potuto succedere?!".
8) Mi piacciono le parole per il loro suono prima ancora che per il loro significato, e spesso le uso proprio per questo.
9) Ho mille idee, in continuazione, ma sono estremamente pigra nel trasformarle in scritti concreti, che si tratti di storie o di post.
10) Mi piace scrivere di misteri, paranormale, sovrannaturale. I tre romanzi che sono riuscita a completare negli ultimi anni contengono tutti questi elementi, ma mescolati alla vita di ogni giorno.
11) La mia grande croce è capire in quale genere inserire quello che scrivo. L'idea di etichettare e inscatolare mi infastidisce, e la necessità di farlo per gli editori mi manda in crisi.
12) Adoro leggere gialli e noir, e mi piacerebbe essere capace di scriverne uno in un lontano futuro.
13) Sono molto gelosa di quello che scrivo e finché non ho sistemato l'ultima virgola nessuno può metterci il naso. La domanda: "Cosa stai scrivendo?" mi mette a disagio.
14) Scrivo sempre prima di tutto nella mente, solo dopo riporto al computer. L'elaborazione mentale è basilare, la prima bozza avviene sempre nella mia testa.
15) In giro per casa ho mille foglietti pieni di appunti. Non riesco a usare quaderni e blocchetti, anzi ora che ci penso prendere appunti su pezzi di carta volanti è una sorta di rituale scaramantico.
16) Per me non esiste una prima stesura, quando scrivo rileggo sempre molte volte e spesso riscrivo tutto dopo poco tempo.
17) Il mio primissimo scritto era in forma teatrale, un piccolo giallo in tre pagine di quaderno per le elementari, scritto intorno agli 8 anni. Nella mia immaginazione lo avremmo messo in scena io e mio fratello, ma lui si rifiutò.
18) Il primo romanzo breve lo scrissi a 17 anni, è inedito e tale resterà per sempre perché c'era davvero troppo di me.
19) I miei personaggi hanno sempre un volto nella mia testa, anche se non sempre li descrivo sulla carta. Sono esseri reali, da qualche parte.
20) Preferisco scrivere di mattina o nel primo pomeriggio. Non riesco a concepire di farlo di notte.
21) Credo nell'ispirazione. Sono romanticamente convinta che esista una qualche Musa che ci suggerisce idee e storie.
22) Non riesco a pianificare e progettare una trama, ma mi piacerebbe riuscire a farlo in futuro. Con l'aiuto della Musa, si intende.
23) Sono sempre insoddisfatta e insicura di quello che scrivo. Se fosse per il mio istinto, resterebbe tutto custodito in un cassetto sigillato. Ma a volte prevale il bisogno di condivisione...
24) Quando qualcuno mi dice che sta leggendo qualcosa di mio divento ansiosissima.
25) Ho un lettore-cavia, ovvero la prima persona a cui faccio leggere i romanzi: mio marito. Al contrario di quanto potete pensare, non è affatto indulgente. Mi dice senza peli sulla lingua se qualcosa funziona o no. Mi ha fatto riscrivere tre volte il finale del primo romanzo.
E ora tocca a voi a rispondere al memo!
Anima di carta
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