#25 novembre: Rosaria Lopez e Donatella Colasanti – “il massacro del Circeo”

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Il 30 settembre 1975 Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, di diciassette e diciannove anni, vengono invitate da tre amici a trascorrere una serata nella villa di proprietà dei genitori di uno di questi sul litorale del Circeo. Dietro l’apparenza di un’innocente uscita tra amici si cela in realtà un piano di violenza ben architettato. I tre assassini si chiamano Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira. Come sottolineato più volte a posteriori dalla stampa, appartengono alla cosiddetta “Roma bene”, mentre le due amiche provengono dai quartieri popolari della capitale.

Dal racconto di Donatella Colasanti, sopravvissuta alla mattanza solo grazie alla lucidità di riuscire a fingersi morta:

“I due [Guido e Izzo, ndr] si svelano subito e ci chiedono di fare l’amore, rifiutiamo, insistono e ci promettono un milione ciascuna, rifiutiamo di nuovo. A questo punto Gianni tira fuori una pistola e dice: “Siamo della banda dei Marsigliesi, quindi vi conviene obbedire, quando arriverà Jacques Berenguer non avrete scampo, lui è un duro, è quello che ha rapito il gioielliere Bulgari”. Capiamo che era una trappola e scoppiamo a piangere. I due ci chiudono in bagno, aspettavano Jacques. La mattina dopo Angelo apre la porta del bagno e si accorge che il lavandino è rotto, si infuria come un pazzo e ci ammazza di botte, e ci separano: io in un bagno, Rosaria in un altro. Comincia l’inferno. Verso sera arriva Jacques. Jacques in realtà era Andrea Ghira, dice che ci porterà a Roma ma poi ci hanno addormentate. Ci fanno tre punture ciascuna, ma io e Rosaria siamo più sveglie di prima e allora passano ad altri sistemi. Prendono Rosaria e la portano in un’altra stanza per cloroformizzarla dicono, la sento piangere e urlare, poi silenzio all’improvviso. Devono averla uccisa in quel momento. A me mi picchiano in testa col calcio della pistola, sono mezza stordita, e allora mi legano un laccio al collo e mi trascinano per tutta casa per strozzarmi, svengo per un po’, e quando mi sveglio sento uno che mi tiene al petto con un piede e sento che dice: “Questa non vuole proprio morire”, e giù a colpirmi in testa con una spranga di ferro. Ho capito che avevo una sola via di uscita, fingermi morta, e l’ho fatto. Mi hanno messa nel portabagagli della macchina, Rosaria non c’era ancora, ma quando l’hanno portata ho sentito chiudere il cofano e uno che diceva: “Guarda come dormono bene queste due”.

A quel punto i tre decidono di ristorarsi da tante fatiche (!) e si recano al ristorante, lasciando la macchina con all’interno Donatella e il cadavere di Rosaria incustodita. Donatella ha la prontezza di approfittare del momento per richiamare l’attenzione di un metronotte di passaggio, che contatterà i Carabinieri.

Trentasei ore di violenze e torture commesse con metodo e freddezza. Trentasei ore per stroncare la vita di Rosaria e devastare per sempre l’esistenza di Donatella. Trentasei ore. Due notti e un giorno.

Oltre mille pagine di istruttoria e l’ergastolo per i tre assassini. Ghira morirà da latitante nel 1994 senza aver trascorso mai neanche un giorno in carcere. Guido, dopo numerose evasioni e undici anni di latitanza, è stato rilasciato nel 2009 a causa dell’indulto. Izzo, nonostante le numerose evasioni, ha inopinatamente ottenuto la semilibertà nel 2004 e si è subito macchiato di altri due femminicidi (Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, rispettivamente madre e figlia di un pentito della Sacra Corona Unita che Izzo avrebbe conosciuto in carcere), per i quali è stato nuovamente condannato all’ergastolo.

La strage del Circeo detiene due tristi primati: fu sicuramente uno dei primi casi di violenza di gruppo in Italia e fu un omicidio caratterizzato da una fortissima componente misogina e da un’altrettanto forte influenza di classe, peraltro allegramente rivendicate dai tre assassini dopo l’arresto. Praticamente il primo femminicidio riconosciuto italiano.

La storia di Rosaria e Donatella è un esempio lampante di come la violenza contro le donne sia, in realtà, un fenomeno trasversale presente in tutti gli strati della società e deve essere ricordato tutte le volte in cui, leggendo le cronache degli odierni femminicidi, si ha la tentazione di difendersi dall’orrore rifugiandosi nei rassicuranti, quanto mai falsi: “tanto a me non succederà mai”, “certe cose si verificano solo in condizioni di estremo degrado sociale”, “in fondo in fondo, quella ragazza un po’ se l’è andata a cercare”.

Rosaria è morta quel maledetto 1 ottobre 1975.

Donatella è deceduta nel 2005, a 47 anni, per neoplasia mammaria.



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