Immagine di © Anarkikka
Risparmiatevi e risparmiateci il sarcasmo, perché la questione della violenza di genere è molto più grave e capillarmente diffusa di quanto i media e i poteri forti di questo Paese vogliano farci credere.
E se ancora vi domandate per quale motivo abbiamo deciso di adornarci di rosso e di protestare, allora fermatevi e riflettete...
Scioperiamo per le 124 donne uccise in Italia nel 2012... in attesa delle statistiche (che sappiamo già essere drammatiche, inaccettabili) per l'anno che sta per concludersi.
Scioperiamo per i 6 milioni di donne vittime di stupro e di violenza fisica nel nostro Paese (dati Istat, relativi all'anno 2006!).
Scioperiamo contro tutte quelle persone che si permettono di giustificare gli stupratori: «In fin dei conti... violentata sua figlia solo per tre, quattro mesi... E l'ha fatto perché era depresso» (avvocato Mathieu Monfort, a proposito del suo cliente, arrestato per lo stupro ripetuto della figlia di 14 anni - fonte: Maria G. Di Rienzo su Lunanuvola).
Scioperiamo contro i giornalisti del calibro di Camillo Langone e Gabriele Moroni (tanto per citare due casi di cui si è occupato questo blog... ma la lista potrebbe essere scandalosamente lunga!), che ancora parlano di donne-sguattere e di donne-streghe, da temere per l'intemperanza del loro carattere - unica responsabile dei crimini commessi dagli uomini.
Durante una manifestazione di protesta ad Istanbul...
Foto tratta dal sito www.scioperodelledonne.it
Scioperiamo contro chiunque voglia intromettersi nella scelta femminile di proseguire o meno una gravidanza: contro i movimenti per la vita, a cui è stato scandalosamente consentito l'acesso ai consultori pubblici e la diffusione di volantini deliranti e inquisitoriali contro l'aborto: «Ricordo di aver guardato il barattolo e di averlo visto riempirsi di pelle, sangue e tessuto del mio bambino» (fonte: "L'Espresso").
Scioperiamo contro le mutilazioni genitali (diffusissime anche in Italia, grazie alle istituzioni che chiudono sempre un occhio - specie quando si tratta di donne... e, per giunta, in questo caso, di donne extracomunitarie), contro i "delitti d'onore" in ogni parte del mondo, contro la pratica del sati, l'infanticidio femminile e la tratta delle prostitute.
Scioperiamo per le piccole schiave-bambine, costrette alla prostituzione per soddisfare le voglie dei clienti (sempre impuniti e in un certo qual modo... "giustificabili").
Scioperiamo contro coloro che ancora sostengono che lo stupro, in una certa misura, avvenga anche per responsabilità della donna: «Eh, ma hai visto come andava in giro vestita? Se l'è cercata!».
Scioperiamo contro gli spot pubblicitari sessisti e contro l'utilizzo del corpo femminile a scopi commerciali consumistici: non vogliamo più essere in vendita.
Scioperiamo contro le battutacce maschiliste del nostro collega d'ufficio, contro le discriminazioni sul lavoro, contro la mancanza di leggi che tutelino la maternità delle lavoratrici precarie.
Scioperiamo contro tutto questo... e contro molte altre brutture compiute ai danni delle donne e delle bambine e il prossimo 25 novembre ci vestiremo di rosso e appenderemo stoffe rosse ai nostri balconi:
Rosso come la protesta, o come la Rivoluzione che stravolge lo stato presente delle cose. Per questo – e non per il martirio di Cristiana memoria – lo "Sciopero" delle donne sceglie il colore Rosso per manifestare il 25 novembre. Drappi e stoffe rosse fuori da balconi e finestre perché Rosso è il colore dell'energia, di chi non abbassa la testa, di chi grida forte il proprio dissenso.Perché siamo stanche di essere educatamente rosa, di essere amabili e protettive a qualunque prezzo, di essere mogli o puttane. Perché non abbiamo intenzione di continuare a tacere.
Rosso di rivolta, ma soprattutto di quella Sinistra che ha fatto dell'eguaglianza il suo valore fondante, simbolo delle insurrezioni popolari contro l'autorità costituita, a partire dalla Rivoluzione francese. Rosso come le bandiere che, nel 1831, rafforzarono l'opposizione dei minatori nel Galles contro la polizia, pagata dai proprietari delle miniere. Rosso come la Rivoluzione del 1848, con centinaia di bandiere rosse al vento durante le proteste partite in Francia e poi dilagate in mezza Europa. Rosso come il colore della Comune di Parigi, nel 1871: quello sarebbe stato il colore ufficiale della Comune, e rossa la sua bandiera (invece del tricolore francese). Rosso come il Biennio italiano, cruciale delle lotte sindacali e contadine del 1919-1920.Rosso di contestazione, anche ai giorni nostri. Come le tuniche dei monaci tibetani contro la violenta politica cinese nel 2008. Come il quadratino disegnato sui cartelli e sulle vetrine dei negozi, cucito sulle magliette e tatuato sui corpi che ha segnato la rivolta studentesca dell'anno scorso a Montréal contro l'aumento delle tasse universitarie. Come gli abiti indossati dalle deputate qualche mese fa a Montecitorio, contro l'obiezione dei medici e per la piena applicazione della legge 194 sull'aborto. Rosso come il fuoco, che canta Bella Ciao al funerale di Franca Rame. Rosso come i vestiti delle donne turche che fermano gli idranti della polizia. Rosso come i fazzoletti ai funerali delle donne uccise per femminicidio. (Adriana Terzo, dal sito www.scioperodelledonne.it)