Ladies & Gentlemen,
carusopascoski vi regala sul finire dell’anno una 24 ore di musica del 2014. non tanto “i migliori dischi dell’anno” o “le migliori canzoni del 2014″, quanto una semplice quanto immediata playlist su YouTube in cui trovate 250 canzoni uscite nel 2014 che vale la pena ascoltare almeno una volta nella propria vita, o almeno: per me ne è valsa la pena eccome. Ho avuto la presunzione di averne raccolte così tante (si, presunzione perché 250 canzoni sono parecchie) perché mai come quest’anno ho ascoltato così tanta musica, musica del 2014, musica di qualità. E ho anche qualche riflessione sull’anno di musica che sta per finire e qualche ringraziamento da fare.
Se negli anni ’60 e ’70 c’erano autentici geni musicali ad ogni angolo o club o sala d’incisione, è vero che oggi di geni se ne vedono pochi oppure non sappiamo dar loro voce sino in fondo (per genio intendo chi sa creare qualcosa non solo in anticipo sui tempi, ma che i tempi futuri in qualche modo li detti a partire dal suo genio. Essere creativi è condizione necessaria ma non sufficiente per essere geniali). Non ricordo chi tempo fa si chiese: se oggi ci fosse tra noi un nuovo Pasolini, sapremmo riconoscerlo? E’ altrettanto vero che forse mai come in questo decennio abbiamo a che fare con una valanga di musica incredibile che proviene da ogni continente, e di conseguenza di fuoriclasse della musica, gente cresciuta nell’era del download selvaggio e della libera fruizione di tutta la musica del mondo intero e che di questi ascolti numerosi e diversissimi ha saputo far tesoro: ascoltate in questo senso il disco dei Foxygen e ditemi se non ho ragione.
Penso sia uno degli anni più difficili per chi deve scegliere 10, 20, 50, 100 dischi, visto che oggi anche dal Congo arrivano dischi della madonna e i Kasai All Stars sono l’esempio non casuale a cui mi riferisco, come i Bo Ningen per l’Oriente e tanti altri. E’ difficile scegliere anche per un altro motivo, una vera benedizione di questi anni in musica: la scomparsa dei generi musicali canonici ha portato oltre che una continua influenza tra generi solo decenni fa inimmaginabile, anche una certa confusione nella critica, ormai costretta ad inventare neologismi sempre più futili per classificare forme ibride e nuove contaminazioni, ciò che forse tra qualche decennio chiameremo semplicemente musica degli anni ’10. Di conseguenza è oggi assai difficile restare fermi, rigidi su un genere a meno che non ascoltiate hip hop e vi vestiate come se foste nel ghetto di L.A. anche se siete di Nocera Inferiore con tutto l’autismo culturale che ne consegue. Oggi chi si interessa alla musica contemporanea si interessa ad essa nella sua interezza, segue tracce diverse, sottogeneri che sfumano eccetera.
Nella mia lista degli ascolti, rigorosamente in ordine casuale, ci sono anche diversi italiani. In Italia specialemente è stato un anno di grandi canzoni d’autore nel solco della tradizione e di ritorni di classe e poi di grandi sperimentazioni. Non troverete invece una deriva italianissima (in termini non dispregiativi: corrente) che fa lo scalpo ai Verdena, gli Afterhours e i Massimo Volume senza aggiungere praticamente niente e su cui non emetto alcun giudizio di valore definitivo: sono tutti molto bravi, intenti e sinceri, ma non li troverete in questa classifica perché nel contempo sono uscite cose fresche che preferisco e grazie a Dio almeno l’underground italiano sta uscendo dagli anni ’90 con una prolifica scena di psichedelia elettronica ed ambientale largamente rappresentata nella playlist che segue. L’unica eccezione in tal senso presente nella mia playlist è il Wu Ming Contingent, che almeno non ha fatto finta a parole, corde o comunicati stampa di suonare qualcosa di nuovo.
Altra particolarità di questo anno di splendida musica sono i numerosi ritorni di qualità assoluta di alcuni dinosauri del folk e del rock: Leonard Cohen è sempre vivo, Neil Young ha fatto uno dei dischi più belli della sua vecchiaia (intendo la versione del disco senza quell’orchestra di merda) e sul disco di Mark Fry ho letteralmente volato per giorni. E poi Vashti Bunyan, Linda Perhacs, David Crosby (che ho sentito anche in concerto un mese fa: immenso) e tanti altri, per citare i più famosi anzi quelli che ho già citato su questo blog. Viva la terza età e la biologia di questi splendidi esseri umani che ce li conserva ancora in forze al fianco di giovani virgulti che hanno 1/3 del loro talento e coraggio estetico fatte le dovute eccezioni.
Potrei fare tante altre supercazzole su questo anno in musica ma nessuno leggerebbe oltre, quindi mi fermo ed invito a commentare chi voglia tirare avanti il discorso in ogni modo, anche insultandomi personalmente perché non ho messo quel disco incredibile che nessuno conosce eccetto te che mi leggi, adesso. (Mi scuso in anticipo: sono da sempre un sostenitore dell’ampliamento della giornata a 28 ore ma ancora non è legge) Aggiungo solo: se avessi dovuto scegliere alcuni nomi per una rigorosa classifica che mi sono ben guardato di fare qui, adesso, qualche idea ce l’avrei pur avuta, se non altro i dischi che ho ascoltato di più. Non sono mai riuscito a fare a meno a lungo, quest’anno, di Sun Kill Moon, Cloud Nothings, Beck, Metronomy, Quilt, Real Estate, Mac De Marco, Barzin, Todd Terje, Twin Peaks. Queste sono state vere e proprie dipendenze dell’anno che volge al termine.
Desidero ringraziare coloro con cui lo scambio di link, canzoni, dischi, “wow!” e così via è stato più intenso, costante e interessante, in ordine casuale: Michele Passavanti, Daniele Gaudiano, Alessandro Brizzi, Francesco Tognozzi, Monica Mazzoli, Francesco Bergamo, Carlo Bordone, Diego Pinna, Valerio Cosi, Simone Perna, Gianni Avella, Riccardo Martillos, Lorenzo Mei, Salvatore Setola ed altri che dimentico qui ma non nella vita della mente. Grazie perché all’ennesima battuta del cazzo su Salvini, la foto del vostro gatto o del panino che stavate addentando avete preferito far circolare buona musica contemporanea. In tempi in cui la tecnologia fa più danni della grandini voi potreste insegnare nella scuole come usare un social network in modo fruttuoso per, se non tutti, tanti.
Tanti quanti spero io di far godere con questa playlist, almeno la metà di quanto ho goduto io nello stilarla sarebbe un risultato strepitoso. Come ho sempre detto, questo blog è uno spazio autistico, prima che autonomo.
E ora la playlist, e poi la lista di canzoni presenti in essa.
Buona musica, cagnacci!
PS: l’immagine di cui sopra è a mio insindacabile giudizio la copertina più bella dell’anno.