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27 gennaio 2011: per non dimenticare.

Creato il 27 gennaio 2011 da Clarinettem

27 gennaio 2011: per non dimenticare.

Auschwitz. Birkenau.
E’ incredibile il silenzio che ti accompagna mentre visiti questi luoghi. E’ pesante, denso come una nuvola di fumo grigio. Ti entra dentro. Ti impedisce di respirare.
Perché va bene studiare. Parlarne. Guardare film sul tema. Ma quando sei lì, quando cammini e l’unico rumore è quello dei tuoi passi, quando guardi un muro e sai che ha raccolto l’ultimo respiro di un uomo troppo giovane per morire, o un cubicolo sotterraneo troppo basso e stretto per ospitare anche solo cinque persone e ti viene detto che di persone, lì dentro, ce ne stavano almeno dieci, allora ti rendi conto, d’un tratto, anche se ti sembrava di saperlo già, che non è un racconto, non è un film. E’ la realtà.
Te lo dicono le fotografie che tappezzano i muri di un corridoio. Che ti osservano mentre avanzi con gli occhi un po’ bassi, incapace di fissare quei volti intrappolati nel tempo. Ma gli occhi li devi alzare. Devi guardare.
Per meditare che questo è stato.
Per non dimenticare.

27 gennaio 2011: per non dimenticare.

Se questo è un uomo (Primo Levi) Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per un pezzo di pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpiterle nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi.

27 gennaio 2011: per non dimenticare.

Un paio di scarpette rosse (Joyce Lussu) C’è un paio di scarpette rosse numero ventiquattro quasi nuove: sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica “Schulze Monaco”. C’è un paio di scarpette rosse in cima a un mucchio di scarpette infantili a Buckenwald erano di un bambino di tre anni e mezzo chi sa di che colore erano gli occhi bruciati nei forni ma il suo pianto lo possiamo immaginare si sa come piangono i bambini anche i suoi piedini li possiamo immaginare scarpa numero ventiquattro per l’ eternità perché i piedini dei bambini morti non crescono. C’è un paio di scarpette rosse a Buckenwald quasi nuove perché i piedini dei bambini morti non consumano le suole.

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