I dati di uno studio condotto dall’Istituto di scienza dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna, confermano che la nebbia in Val Padana è diminuita della metà.
I dati di uno studio ventennale condotto dall’Istituto di scienza dell’atmosferaatmosfera
Involucro di gas e vapori che circonda la Terra, costituito prevalentemente da ossigeno e da azoto, che svolge un ruolo fondamentale per la vita delle specie, perché fa da schermo alle radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole. Essa si estende per oltre 1000 km al di sopra della superficie terrestre ed è suddivisa in diversi strati: troposfera (fino a 15-20 chilometri), stratosfera (fino a 50-60 chilometri), ionosfera (fino a 800 chilometri) ed esosfera. e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna e pubblicato sulla rivista internazionale Atmospheric Environment, confermano che dai primi anni ’90 ad oggi, sono diminuiti di circa il 50% gli episodi di nebbia in Val Padana, si è abbassata la concentrazione di inquinanti in essa contenuta e ridotta di 10 volte l’acidità che oggi è prossima alla neutralità.
La pianura padana è una delle aree più inquinate d’Europa; l’orografia del territorio favorisce, durante la stagione invernale, la stagnazione dell’aria intrappolando gli inquinanti nei bassi strati dell’atmosfera.
Con la nebbia, l’alta concentrazione di microscopiche goccioline di acqua riduce sensibilmente la visibilità, con pesanti ricadute su traffico e viabilità.
“Le stesse goccioline agiscono, inoltre, come veri e propri assorbitori e concentratori degli inquinanti presenti nell’aria, che in tal modo sono più facilmente trasportati nell’atmosfera, depositati sulla vegetazione e inalati nelle nostre vie respiratorie”, spiega Sandro Fuzzi, ricercatore dell’Isac-Cnr e responsabile della ricerca.
Lo studio, in dettaglio, evidenzia una tendenza alla diminuzione della frequenza degli episodi di nebbia in Val Padana del 47%. Secondo i ricercatori tale diminuzione va di pari passo con l’aumento della temperatura dovuto al riscaldamento climatico.
“La notizia buona è che negli ultimi decenni anche la concentrazione di inquinanti nelle goccioline di nebbia si è parallelamente ridotta, di circa l’80%, riflettendo una riduzione delle emissioni dei principali inquinanti: anidride solforosa, ossidi di azotoazoto
Elemento chimico costituente il 78% dell'aria in volume. L'uso commerciale più diffuso dell'azoto è nella produzione di ammoniaca, sostanza costituente dei fertilizzanti. L'azoto liquido è impiegato anche come refrigerante per il trasporto di alimenti., ammoniaca, rispettivamente del 90%, 44% e 31%, e”, aggiunge Fuzzi, “soprattutto sono diminuite le emissioni acidificanti portando l’acidità della nebbia in condizioni prossime alla neutralità.”
Addio alle nebbie acide in Val Padana quindi, a beneficio della vegetazione e dei beni artistici esposti alle intemperie?
“Sembrerebbe di si”, continua Fuzzi, “tuttavia, persiste la presenza di componenti dannosi per la salute dell’uomo, in particolare per la presenza di un’elevata concentrazione di particelle carboniose”. Nelle goccioline d’acqua i ricercatori hanno infatti rilevato un contenuto medio di 1 mg per litro di particolatoparticolato
Insieme delle sostanze sospese in aria, composto da tutte quelle particelle solide e liquide che si disperdono in atmosfera a causa di fattori naturali (pollini, erosione di rocce, polvere cosmica, ecc..) e di fattori antropici (traffico urbano, emissioni da riscaldamento domestico, fumo di tabacco, centrali termoelettriche, ecc..). carbonioso originato da processi di combustionecombustione
Processo chimico esotermico (ovvero che comporta sviluppo di calore) in cui il combustibile si combina con l'ossigeno presente nell'aria oppure appositamente separato (comburente). La reazione di combustione avviene previo innesco localizzato (accensione). (riscaldamento domestico, combustione di legna e residui agricoli, produzione di energiaenergia
Fisicamente parlando, l'energia è definita come la capacità di un corpo di compiere lavoro e le forme in cui essa può presentarsi sono molteplici a livello macroscopico o a livello atomico. L'unità di misura derivata del Sistema Internazionale è il joule (simbolo J), traffico).
L’Organizzazione mondiale della sanità ha da tempo dato l’allarme sui possibili effetti di questi composti che potrebbero essere responsabili delle affezioni respiratorie e cardiovascolari e, in alcuni casi, di insorgenza di tumori.
Fonte: CNR